Emma Reyes
Non sapevamo giocare a niente
Non sapevamo giocare a niente è la storia, tenera e nostalgica insieme, della travagliata infanzia di Emma Reyes, racchiusa in ventitré lettere che la pittrice scrisse, a partire dal 1969, al suo amico Germán Arciniegas. Emma racconta la storia di una bambina senza padre né madre, frutto di una relazione proibita, tra abbandoni e scoperte, preghiere e paure. Un viaggio che la porterà da una misera stanzetta a una casa coloniale, da una bottega del cioccolato a un convento di clausura. Con un tono bizzarro e ingenuo e con l’ironia di chi si è lasciato tutto alle spalle, l’autrice affronta il proprio passato trasformandolo in un feroce e avvincente romanzo.
“All’improvviso sentimmo un rumore terribile, mai sentito prima, la gente iniziò a correre in ogni direzione, la maggior parte delle persone si rifugiò in chiesa, altri entrarono nelle case, i bambini si arrampicarono sugli alberi, la bottega, che si trovava sulla parte alta del marciapiede, si riempì di gente, il rumore si faceva sempre più vicino. Improvvisamente vedemmo spuntare da dietro la chiesa un orribile mostro nero che avanzava verso il centro della piazza. Gli occhi enormi e aperti erano di un colore giallognolo e facevano così tanta luce che illuminavano metà piazza. L’animale si fermò al centro della piazza e chiuse gli occhi. Era la prima automobile che entrava a Guateque.”Emma Reyes