La storia erotica tra un lui e una lei anonimi, che si svolge in poche ore in una casa fuori città con un movimentatissimo discorso interiore. Alberto Riva - Il Venerdì di Repubblica
In una casa isolata, nel bel mezzo della campagna brasiliana, assistiamo alla scena di un uomo che rientra dopo una giornata di lavoro e trova la compagna ad aspettarlo sul prato. All’istante la narrazione ci catapulta nella loro relazione, fatta soprattutto di silenzi: in un gioco erotico che prevede poche parole, finta indifferenza e lunghi sguardi che accrescono il desiderio, questa coppia è tanto in sintonia nell’intimità quanto profondamente in crisi nella vita quotidiana. Le divergenze ideologiche – lui rigido «fascista», lei sessantottina progressista – sfociano ben presto in una violenta sfuriata e la donna, sconvolta, se ne va. Riuscirà a dimenticare l’umiliazione e a tornare dall’uomo di cui non può fare a meno?
In questo breve capolavoro di tensione, Raduan Nassar esplora i confini tra desiderio e violenza, dominio e sottomissione, disprezzo ed esaltazione di sé e, indagando le zone d’ombra dell’animo umano, dà vita a un protagonista maschile detestabile e irresistibile al tempo stesso. Pubblicato per la prima volta nel 1978, Un bicchiere di rabbia, che riproponiamo in questa edizione con una postfazione di Matteo Nucci, è l’opera che ha consacrato Raduan Nassar tra i classici brasiliani del Novecento.
Poiché sapevo che non c'è ramo né tronco, per quanto l’albero possa essere vigoroso, che resista all'avanzata di un rampicante, mi staccai da lei appena in tempo.
Raduan Nassar