Niente miracoli a ottobre
La narrazione si sviluppa tra le 8 del mattino e le 9.22 di sera, nel giorno della processione del Signore dei Miracoli, un evento cui partecipa tutta Lima. Il romanzo alterna le storie di due famiglie di diversa estrazione sociale: da una parte quella di Don Manuel, ricchissimo e potente banchiere, un grassone che possiede mezza città e ha una relazione omosessuale segreta con il giovane Tito, mentre la moglie lo tradisce a sua volta: osservano la processione dal balcone del loro palazzotto coloniale tappandosi il naso con un fazzoletto per non sentire il puzzo di sudore e birra del popolo. Dall’altra la famiglia di Don Lucho, minacciata da uno sfratto: l’autore segue le vicende dei tre figli e le interminabili peregrinazioni del capofamiglia alla disperata ricerca di un appartamento che possa permettersi col suo magro stipendio. Un classico da riscoprire. Considerato osceno e offensivo alla sua uscita, il romanzo – che anticipa il cosiddetto «realismo urbano» latinoamericano – oggi viene riscoperto e studiato in quanto racconto sociale di una metropoli come Lima e del suo popolo dolente e orgoglioso.
Non la amo più, sì, per davvero, sul serio, giuro. A me non mi prende per il culo nessuno. Mi viene da vomitare, ma non per la birra: per questo maledetto odore di pesce marcio: meglio se mi annuso le mani: odorano di mare, ma di mare pulito d’estate che odora di Mery: di Mery sdraiata sulla spiaggia con le braccia aperte. Bella. Bella. Davvero. Con i capelli spettinati e scintillanti di sabbia di Agua Dulce. È stata la migliore estate della mia vita.
Oswaldo Reynoso