Let’s go (so we can get back)
Una storia di dischi e discordie con i Wilco (e non solo)
Questo memoir, onesto fino ai limiti della chiacchierata intima, è sì il racconto di un artista e di una band, ma è anche uno sguardo su una certa America e sui rapporti umani, familiari e relazionali. Liborio Conca - Tuttolibri - la Stampa
Let’s Go (So We Can Get Back) è l’autobiografia di una rockstar atipica. Jeff Tweedy è la voce (e la testa) dei Wilco, uno dei gruppi più rappresentativi dell’indie rock esploso tra gli anni Novanta e i Duemila; nato e cresciuto nel Midwest, incarna un ideale dimesso e vagamente romantico dell’artista di provincia, che guarda con divertita lontananza le lusinghe dello star-system, e lo mostra tanto nella postura che tiene sul palco e di fronte ai media quanto nella musica e nei testi che scrive. Le sue canzoni, che si nutrono in egual misura di malinconia e di ironia, di poesia e di nonsense, trovano un’eco in questo volume, selezionato da Rolling Stone e da Pitchfork come uno dei migliori libri di musica del 2018. Superata la soglia dei cinquant’anni, Tweedy sceglie infatti di soffermarsi sui lati più privati e genuinamente umani del suo lavoro: riflette sull’importanza della famiglia sopra quella della carriera, racconta amicizie e dolorosi allontanamenti, analizza i pro e i contro delle droghe, rivela curiose intuizioni sull’arbitrarietà del processo creativo, si prende gioco degli stereotipi che circondano la figura del musicista e del «maschio» americano (senza mai risparmiare sé stesso). Un memoir disincantato e toccante, uno sguardo personalissimo su cosa significa essere una rockstar nell’era della morte del rock.
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Non avere problemi a mostrarmi vulnerabile è molto probabilmente il mio superpotere.
Jeff Tweedy