Pagine azzurre
In un montaggio di passato e presente, l'autrice mostra una carrellata di situazioni e personaggi maschili vanitosi e meschini, sempre visti con feroce humour. Emiliano Morreale - Il Venerdì di Repubblica
Una commedia sulla Hollywood degli anni Sessanta e Settanta in cui si possono riconoscere i profili di autori come Truman Capote o John Cheever. Esilarante e feroce, trafigge con eleganza il maschilismo dell'industria cinematografica dell'epoca. Cristina Taglietti - Sette del Corriere della Sera
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Pagine azzurre è un romanzo dichiaratamente autobiografico la cui protagonista, Lucia Wade, vive la stessa parabola umana e professionale toccata in sorte all’autrice, Eleanor Perry. È una sceneggiatrice di talento, sposata con un regista più giovane con cui ha formato una fortunatissima coppia creativa, vincitrice di due Emmy e candidata all’Oscar, baciata dal successo dell’opera prima, nome di punta degli studios hollywoodiani per almeno un decennio; ma dopo il divorzio dal marito – quando l’intera industria cinematografica sembra voltarle le spalle, riponendo i tappeti rossi e chiudendo a doppia mandata ogni porta e portone – Lucia dovrà intraprendere un difficile percorso di rinascita, attraverso frustranti relazioni sentimentali con uomini immaturi e numerose battaglie con produttori e registi per vedere riconosciuta la sua professionalità, al di là del gender gap e del maschilismo ottuso che pervade il settore.
Con uno stile veloce e godibile, dialoghi esilaranti, personaggi memorabili (da citare un divertentissimo cameo di Truman Capote), e una trama che con sapienza ci tiene avvinti fino al sorprendente finale, questo romanzo del 1979 porta per la prima volta in Italia una voce che sarà impossibile dimenticare.
Leggi un estrattoSe non altro non vivrò più un adattamento della sua vita, riflette: d’ora in avanti la vita me la scriverò da sola.
Eleanor Perry