Ira Levin
I ragazzi venuti dal Brasile
È il settembre del 1974. Dal loro rifugio in Sudamerica, un piccolo gruppo di gerarchi nazisti superstiti, capeggiato dal dottor Mengele, lancia un’operazione segretissima grazie alla quale sarà possibile la rinascita del Reich: esattamente 94 uomini, tutti intorno ai sessantacinque anni ma residenti in diversi paesi e senza alcun legame apparente fra loro, dovranno essere uccisi; per ciascuna vittima viene perfino stabilita la data dell’esecuzione. La notizia del piano giunge alle orecchie dell’ebreo Yakov Liebermann, leggendario cacciatore di nazisti, ormai anziano e assai male in arnese ma ancora determinato a dare filo da torcere ai suoi nemici storici. L’indagine per scoprire i dettagli dell’operazione e fermarne il responsabile condurrà Liebermann da una sponda all’altra dell’Atlantico, portandolo a smascherare un incubo in cui la «banalità del Male» acquista contorni inediti, tra antiche fedeltà ideologiche e nuove teorie scientifiche.
Con il ritmo serrato della narrazione e la precisione della scrittura, Ira Levin ci regala un altro romanzo perfettamente congegnato («la sua storia più fantasiosa dai tempi di Rosemary’s Baby», secondo il New York Times), divenuto anche un film di successo grazie all’interpretazione di Gregory Peck e Laurence Olivier rispettivamente nei panni di Mengele e di Liebermann.
“Come facevano a esserci tutte queste somiglianze?”