Julio Cortázar
Disincontri
Coincidenze, sogni, ricordi: di questo sono fatte le otto storie che compongono Disincontri, la raccolta di racconti che Cortázar ha pubblicato nel 1982: l’ultima, e dunque tra le più mature, in cui lo stile inconfondibile del genio anarchico della letteratura argentina è insieme gioco e riflessione su cosa significhi realmente raccontare.
Così, le voci dei protagonisti e quella dell’autore si sovrappongono: c’è Cortázar, quello vero, che in una lettera all’attrice Glenda Jackson confessa il proprio timore di non saper più distinguere realtà e finzione. C’è un giovane che, nel mettersi a scrivere di Sara, il suo amore d’infanzia, finisce per rincontrarla davvero. C’è una scuola che di notte si trasforma; c’è la boxe, come sempre, quel ring che è metafora di attese e sconfitte. C’è un diario, paradossale, in cui l’autore-protagonista si dice incapace di descrivere Anabel, la donna per la quale traduce lettere e di cui viene fuori, invece, un ritratto vivissimo.
Sono messaggi in bottiglia questi racconti, spontanei e misteriosi. Pubblicati per la prima volta in un volume a sé e nella nuova traduzione di Ilide Carmignani, sono chiavi per porte che non si aprono, puntuali come un contrattempo, familiari e spiazzanti come un déjà-vu. Che lo si legga da sempre o per la prima volta, l’incontro con Cortázar è sempre un «disincontro».
“Cortázar spezza le frontiere fra i generi con un misto di humour e serietà”Mario Vargas Llosa