Il pane del patriarca
Un romanzo essenziale e coraggioso che combina tormento e desiderio. - Publishers Weekly
Scritto originariamente nel 1975, Il pane del patriarca è il primo romanzo di Raduan Nassar, definito dal New Yorker «il più grande autore brasiliano vivente», che dopo aver pubblicato tre opere memorabili ha deciso, nel 1984, di ritirarsi in campagna e smettere di scrivere.
Ed è proprio la campagna brasiliana a fare da sfondo a questo romanzo, con la sua vita scandita «dalla terra, dal grano, dal pane e dalla famiglia».
Stanco del lavoro sfiancante e dei rigidi precetti religiosi di un padre autoritario, André abbandona la casa in cui ha sempre vissuto. Eppure, la monotonia del lavoro nei campi, la fatica fisica e le parabole declamate dal padre – intorno a quella tavola che considera il suo pulpito personale – non sono le uniche ragioni che lo spingono alla fuga. André nasconde un terribile segreto e solo la visita del fratello maggiore, incaricato dalla madre di riportarlo a casa – come fosse un figliol prodigo contemporaneo –, lo spingerà ad aprirsi e a confessare ciò che lo tormenta fin dall’infanzia.
Con una prosa sensuale e ricca di intensità biblica, Nassar riesce a riprodurre su carta tutte le ansie e i deliri di una mente turbata, proiettandoci in un universo remoto e al tempo stesso ben riconoscibile per ogni lettore: quello della grande letteratura.
Leggi un estrattoIl tempo, il tempo è mutevole, il tempo fa diavolerie, il tempo si prendeva gioco di me, il tempo si sgranchiva in modo provocatorio, era un tempo di sole attese, un tempo di soprassalti.
Raduan Nassar