Con le vite di Billie Holiday e Carlos Gardel, tornano due graphic novel che in bianco e nero colgono le sfumature della Storia. Massimiliano Panarari - Il Venerdì di Repubblica
In molti hanno provato a raccontare la vita di Billie Holiday – una vita travagliata, densa, sfuggente –, eppure, pochi ritratti hanno la forza e il fascino di questo storico graphic novel, firmato dai maestri del fumetto argentino José Muñoz e Carlos Sampayo.
New York, una sera di fine anni Ottanta. Proprio mentre sta per lasciare la redazione e tornare a casa da una donna che lo aspetta, un giornalista viene incastrato dal suo capo, che gli commissiona un profilo di «Lady Day», ormai un’artista affermata e conosciuta in tutto il mondo, da consegnare entro poche ore. Per scriverlo prende a documentarsi, con iniziale riluttanza verso un personaggio di cui conosce poco o niente e che per lui è solo un ostacolo che lo intralcia nel suo obiettivo di una notte di passione. Subito però viene rapito dalla storia di Billie, che diventerà la sua sola compagnia per tutte le ore che lo separano dall’alba. È con il suo stesso stupore che il lettore si affaccia sulla vita tormentata della Holiday e di quella sua voce immortale in cui si sono rispecchiate intere generazioni.
La discriminazione razziale, la carriera minata dai problemi con droghe e alcol, la fraterna amicizia con Lester Young: in poche pagine si snodano tutti gli elementi che hanno fatto dell’autrice di «Strange Fruit» una leggenda, tragica e indimenticabile, del jazz.
Ma l’arte, alla lunga, prevale sulla brutalità mortifera di ogni potere, e ammesso che riusciamo a sviluppare il giusto sguardo, e un buon orecchio, continua a salvarci. È questa, credo, la lezione più importante di Muñoz e Sampayo alle prese con Billie Holiday.
Nicola Lagioia