Con le vite di Billie Holiday e Carlos Gardel, tornano due graphic novel che in bianco e nero colgono le sfumature della Storia. Massimiliano Panarari - Il Venerdì di Repubblica
Fuori la luce dei lampioni e dentro le note di un tango, fumo di sigarette, fruscio di gonne e cappelli: in questo volume Muñoz e Sampayo ci catapultano nell’atmosfera inconfondibile dell’Argentina degli anni Trenta, confermando il loro talento nel raccontare la musicalità di un mito – in questo caso Carlos Gardel, il più grande cantante di tango di tutti i tempi – attraverso immagini e parole. Non una semplice biografia a fumetti, ma una vera e propria indagine sulla vita di uno dei personaggi più ambigui, misteriosi e universali della storia argentina, che serve ai due autori per riflettere, al tempo stesso, sull’identità nazionale di un paese da sempre crocevia di mille culture.
Muñoz e Sampayo immaginano un animato talk show televisivo in cui si discute di Gardel come dell’«argentino ideale». Da questa cornice narrativa si dipana quindi un racconto fatto in parti uguali di fedeli ricostruzioni storiche ed episodi inventati, dando vita a una carrellata di figure memorabili, ora divertenti ora grottesche, che ci restituiscono la storia avvincente di un’icona della cultura argentina. Di Gardel ripercorriamo così le origini incerte, l’amore per la madre, la voce inconfondibile – divenuta poi Patrimonio dell’Umanità –, e ancora il rapporto con la politica, gli amori e le amicizie, il cinema e la scoperta degli Stati Uniti, fino alla tragica morte in un incidente aereo: una narrazione in cui parole e disegni si intrecciano a ricostruire un ultimo tango struggente.
A Muñoz e Sampayo non interessano le risposte ma l’ipertrofia di interpretazioni, di cose dette, ora sussurrate ora urlate. Se la narrazione classica ha un inizio, un climax e uno scioglimento, qui partecipiamo a un centinaio di pagine frenetiche e centrifughe.
Riccardo Falcinelli