Un romanzo formidabile e insolito. Da leggere o rileggere. Goffredo Fofi - Internazionale
Diciamolo, Arlt è semplicemente Gesù Cristo. Roberto Bolaño
Remo Erdosain, inventore fallito, è a un passo dalla galera. I suoi ripetuti furti ai danni dell’azienda per cui lavora sono stati infatti scoperti, e adesso deve restituire le somme sottratte se non vuole essere denunciato. Si rivolge così all’Astrologo, un visionario, forse un truffatore, che in cambio del denaro lo attira in una sedicente società segreta e nella sua folle trama rivoluzionaria: un piano per prendere il potere in Argentina e instaurare un regime totalitario, ispirato in parte a Lenin e in parte a Mussolini. Nell’immediato, però, il piano dell’Astrologo – affiancato da improbabili comprimari come il Ruffiano Melanconico, l’Uomo che vide la Levatrice e il Cercatore d’Oro – prevede il rapimento e l’uccisione di un uomo innocente. Per Erdosain, dilaniato dai rimorsi, inizia una lenta discesa nel delirio, tra i bassifondi di una Buenos Aires notturna, popolata di personaggi sulfurei e indimenticabili.
I sette pazzi (1929) è il capolavoro di Roberto Arlt e una delle pietre miliari del Novecento letterario argentino. Un romanzo sconvolgente e modernissimo, che racconta come solo i grandi narratori hanno saputo fare l’angoscia dell’uomo contemporaneo nella civiltà delle metropoli e del macchinismo, la lotta dell’individuo per conservare la propria anima quando tutte le circostanze sembrano volergliela negare.
Leggi un estrattoE le moltitudini adoreranno Dio in ginocchio e il cielo non esisterà che per noi, i tristi fuorilegge che detengono il potere, la scienza e l’inutile verità.
Roberto Bolaño