Il libro di Emma
Così il mondo fuori diventa una minaccia e, nonostante la paura, si trasforma in desiderio struggente. Teresa Ciabatti - Corriere della Sera
Stupefacente e incredibilmente poetico. - The New York Times
È una storia senza tempo quella di Emma Reyes, la pittrice colombiana la cui vivacità narrativa era tanto amata da García Márquez, che la incoraggiò a scrivere. Come senza tempo sono i ricordi d’infanzia: nelle ventitré lettere scritte dal 1969 al 1997 all’amico Germán Arciniegas, Emma racconta, con voce tenera, nostalgica e autoironica insieme, di quando era bambina. Di quando, con la sorella Helena, poco più grande e come lei figlia di una relazione illecita, viveva senza padre né madre in una stanzetta nella periferia di Bogotà e costruiva pupazzi di fango in una discarica, con i bambini del quartiere.
Da lì a una casa coloniale, da una bottega del cioccolato a un teatro con una pianola, dalle cure brusche della Signorina María a quelle delle suore in un convento di clausura: il tutto tra abbandoni e scoperte, confondendo lavoro e gioco, squallore e poesia, preghiere e paure. La piccola Emma non sa nulla del mondo, ma ha un coloratissimo universo interiore di cui questo «memoir per corrispondenza», che torna in libreria in una nuova edizione, è testimonianza preziosa.
Con la maturità e la grazia di chi si è lasciato la sofferenza alle spalle e senza mai perdere lo sguardo meravigliato dei bambini, Emma Reyes traccia a parole un delicato dipinto in cui la malinconia fa sorridere e la Colombia del passato sembra dietro l’angolo, come in un grande classico.
Nuova edizione in brossura.
Leggi un estrattoUn giorno, avevo smesso di pensare agli occhi e mi misi a pensare al mondo.
Emma Reyes