Doloroso, politico, a tratti gioioso, colorato, queer, disperato, straziante, luccicante, fosforescente, meraviglioso. Teresa Ciabatti - la Lettura del Corriere della Sera
“Le cattive” non sono spiriti impuri, ma persone: una variopinta, poetica, talvolta cruenta banda di transessuali, una famiglia d’elezione e necessità. Simonetta Sciandivasci - Robinson di Repubblica
Camila non ha ancora vent’anni quando si affaccia per la prima volta sulla zona più buia del Parco Sarmiento. Camila è una donna che ama, soffre, lotta. Camila è Cristian, un bambino che si prova di nascosto i vestiti della madre, i rossetti, gli orecchini, e trema alle sfuriate del padre. Camila è destinata a fare la puttana, a morire buttata in un fosso, così le hanno detto, così le hanno augurato.
Questa è la storia di Camila e del gruppo di donne trans che diventerà la sua famiglia: c’è La Zia Encarna, madre protettrice con i seni gonfi di olio motore, c’è María la Muta, che sogna di volare, c’è La Machi, capace di curare ogni male. Ci sono le notti senza fine, le botte dei clienti, gli insulti, le fughe dalla polizia. C’è la scoperta di sentirsi diversi, il rifiuto dei genitori, la solitudine, la povertà. C’è un’ironia caustica, c’è tutta la gioia di un’identità finalmente propria e la voglia di vivere di un corpo che rinasce, che fiorisce.
Le cattive è un inno alla vita, un rito di iniziazione, un manifesto esplosivo, una preghiera, una vendetta. Con una prosa originalissima, un immaginario rigoglioso e poetico, questo romanzo racconta una storia che forse non abbiamo mai visto così da vicino ma di cui abbiamo senz’altro bisogno.
Leggi un estrattoOgni notte le trans riemergono da quell’inferno di cui nessuno scrive, per restituire la primavera al mondo.
Camila Sosa Villada