«Era un brutto giorno per morire». Con questa frase piena di presagi inizia uno dei romanzi più intensi della letteratura argentina contemporanea, pubblicato in una nuova traduzione a trent’anni dalla sua prima uscita. Feinmann dà vita a un personaggio indimenticabile: l’enigmatico colonnello Andrade, ex guerrigliero dell’Indipendenza, ora a capo del Settimo Reggimento di Cavalleria. Con i suoi uomini, è sulle tracce di un nemico che sembra non essere da nessuna parte, se non forse nella sua immaginazione. Come l’Achab di Melville, Andrade insegue l’oggetto del suo odio per annientarlo; e come il Drogo di Buzzati continua a tenere lo sguardo fisso laggiù, dove nulla appare.
Con una nota dell’autore.
Leggi un estrattoLa cenere cadeva dolcemente dal cielo. Gli uomini rimontarono in sella e rimasero in estatico silenzio, assorti e stupiti quanto il loro comandante. Le uniformi andarono tingendosi di grigio, e così pure i cavalli, e a un tratto tutta la distesa del deserto, fin dove i loro occhi potevano arrivare, fino all’irraggiungibile orizzonte, divenne grigia.
José Pablo Feinmann