Prima tempesta
Non una donna di meno, non una morta di più
Urlanti, terrestri, feroci, le poesie raccolte in “Prima tempesta” vengono da un luogo profondo di Ciudad Juárez, quell’incrocio di frontiere nel quale la poeta e attivista Susana Chávez Castillo è cresciuta e ha goduto, amato e corso libera finché mani assassine non le hanno strappato la vita nel 2011. Cristina Rivera Garza
Tradotte da Concita De Gregorio, le poesie di Susana Chávez Castillo, l’attivista che ha ispirato Non una di meno.
Le cinquantasette poesie di questo piccolo grande libro costituiscono l’intero corpus di una voce poetica destinata a essere ascoltata a lungo. Sono poesie scritte sul corpo; sono poesie sul vivere e sul precipitare, sulla corsa e sulla morte, sulla crescita e sull’amore; e sul disamore.
In questi versi, Ciudad Juárez – il luogo in cui Susana Chávez ha vissuto tutta la sua breve vita – non è solo «la città più pericolosa del mondo», come è conosciuta ovunque: qui si può persino sentire il suono dei juke-box che arriva da qualche festa, la musica della radio per le strade, i suoni dei quartieri e della sua gente. E la voce che la descrive è forte anche quando si mostra debole, è cristallina anche quando sembra soffocata.
Un libro che è stato pubblicato originariamente negli Stati Uniti dalla casa editrice diretta dal Premio Pulitzer Cristina Rivera Garza e che, nella vibrante traduzione di Concita De Gregorio, pubblichiamo in italiano per i suoi meriti letterari quanto per il suo valore civile.
Oggi finisce la farsa
della prigionia
della mia pelle
posso sopportare tutto
guardandolo da qui.