“Salvo il crepuscolo” è un’impresa impossibile e indimenticabile, il diario di bordo di un viaggio interiore tra l’Argentina e il resto della Terra. Vasco Brondi - Tuttolibri - La Stampa
In “Salvo il crepuscolo” Cortázar si mette alle spalle tutti i ricatti del Tempo, della Storia, dell’Arte, dell'Impegno e del Bello, e parla anche di sé, senza gran filtri Vittorio Giacopini - Il Venerdì di Repubblica
Per tutto il suo lungo percorso letterario Julio Cortázar ha sempre scritto poesia, considerandola un rifugio, un modo per tornare a casa. Quando ormai sapeva di essere prossimo alla morte volle, come ultimo progetto editoriale, sistemare il suo corpus poetico in questo libro.
Tradotto per la prima volta in italiano a quarant’anni dalla sua uscita, Salvo il crepuscolo raccoglie circa centocinquanta poesie, ma offre anche godibilissime pagine in prosa, che fanno da contrappunto ai versi. In questi brani un Cortázar al culmine del successo racconta in una sorta di laboratorio creativo il suo stesso compito di sistemazione dell’antologia: lo vediamo rovistare in vecchi cassetti, trascrivere versi recuperati da fogli e scontrini, da pagine strappate o preziosi quaderni di carta giapponese, tracciando così una cronistoria interna al libro stesso.
Dal sonetto al verso libero, dal pastiche al tango, questo sorprendente volume è un piccolo gioiello, un invito ad accostarsi per la prima volta all’opera dell’autore argentino, o a completarne la conoscenza
Non accettare altro ordine che quello delle affinità, altra cronologia che quella del cuore, altro orario che quello degli incontri intempestivi, gli unici veri.
Julio Cortázar