Schweblin, veggente, è tra i pochi scrittori ad aver trovato il modo per dire che le cose sono e non sono contemporaneamente, e che la letteratura è il mezzo più adatto per dimostrarlo. Elena Stancanelli - Tuttolibri – La Stampa
Dimostra la stoffa, oltre che un’innata eleganza stilistica, dei più grandi narratori di short stories. Carlotta Vissani - il Fatto Quotidiano
Una figlia accompagna la madre a guardare, e invadere, le case degli altri; un uomo nasconde all’ex moglie che i bambini stanno scorrazzando nudi in giardino con i nonni; una donna vive l’incubo costante di raccogliere i vestiti del figlio morto dei vicini, che ogni giorno vengono gettati in cortile; uno sconosciuto accompagna una bimba a comprare delle mutandine a cuori; un’anziana attende la morte impacchettando tutti i suoi averi.
Sette case, ognuna popolata da una storia, da un punto di vista altro, particolare. Sette storie costruite intorno a un dettaglio indecifrabile, a un timore: che a guidarci in queste pagine sia la voce di una bambina di otto anni, di una donna in crisi o di un’anziana delirante, vi troveremo personaggi messi a confronto con l’inquietudine che si cela nel quotidiano, con paure proprie e altrui, in un gioco di specchi che punta a ribaltare ogni pregiudizio, ogni idea sicura sul concetto di normalità.
Nella tradizione di quei racconti del terrore che sono anche splendidi racconti realistici, Samanta Schweblin mette a nudo il lato più spettrale e perturbante della realtà, con una penna finissima e un ritmo che cattura dalla prima all’ultima pagina.
Leggi un estrattoEra una lista breve:
Classificare tutto.
Regalare quello che non serve.
Imballare le cose importanti.
Concentrarsi sulla morte.
Se lui si intromette, ignorarlo.