Fiction e non fiction perseguono obiettivi non così dissimili: cercare un compromesso accettabile tra verità ed eleganza. Alessandro Piperno - la Lettura del Corriere della Sera
Una pietra miliare della critica del Novecento. - The New York Review of Books
Maestro del romanzo americano del secondo dopoguerra, Premio Nobel per la letteratura, modello di stile e di pensiero per generazioni di scrittori e per tanti eredi più o meno dichiarati, da Philip Roth a Jonathan Franzen, Saul Bellow è forse anche l’ultimo, grande autore per il quale la creazione letteraria e la dimensione pubblica hanno rappresentato due entità imprescindibili e complementari. Così, all’inesauribile vena di narratore e commediografo si è sempre accompagnata una intensa produzione saggistica, ospitata da grandi testate e prestigiose riviste.
Nei ventuno saggi qui raccolti, scritti nell’arco di un cinquantennio, Saul Bellow prende di petto i grandi temi della modernità e ci racconta il Secolo Americano con una lucidità di sguardo, un rigore, un’ironia e una passione che hanno pochi eguali nella letteratura del suo tempo, e non solo. Che si tratti di recensioni, ritratti di artisti e colleghi – da Hemingway a Roth, da Ellison a Salinger –, riflessioni sul rapporto tra scrittore e società, conferenze sull’identità ebraica, autoritratti carichi di ironia, la puntualità dell’analisi e l’eleganza dello stile si ripropongono ogni volta inalterate, e offrono, a poco più di dieci anni dalla morte, un’occasione preziosa per ripercorrere un’attività fertile, intensa e contraddittoria, che continua ancora oggi a produrre grandi frutti.
Leggi un estrattoL'unica cosa che conta davvero è questo tenerci, questo credere, questo amare. Se non ci importa veramente di quel che scriviamo o facciamo, che muoiano pure tutti i libri, vecchi e nuovi, i romanzieri e i governi. Se invece ci importa, se crediamo all'esistenza degli altri, allora quel che scriviamo continuerà a essere necessario.
Saul Bellow