Schweblin appartiene a questa categoria, scrittori che sanno raccontare il malessere attraverso l'assurdo, capaci di rovesciare i crampi dell'anima in gesti incomprensibili, oggetti indecifrabili... Elena Stancanelli - Tuttolibri - La Stampa
Schweblin mira a esorcizzare le sue e le nostre paure e mancanze più profonde e dona un viaggio narrativo da affrontare obbligatoriamente senza bussola. Carlotta Vissani - Il Fatto Quotidiano
Una nuvola di farfalle – così bella da far paura, un cameriere che continua a servire i clienti nonostante la moglie sia morta sul pavimento della cucina, un gruppetto di spose abbandonate dai mariti su una strada di campagna, un bambino che non ricorda il sapore dello zucchero, un uomo che si trasferisce in un negozio di giocattoli, un cane che agonizza nel baule di una macchina senza sapere che il suo sacrificio sarà inutile.
Nei venti racconti che compongono Uccelli vivi Samanta Schweblin si dimostra la degna erede della tradizione letteraria di Julio Cortázar, Raymond Carver e Flannery O’Connor: la sua prosa concisa, acuta, e incredibilmente affilata dà vita a storie che sono un concentrato di pura visionarietà, in cui l’assurdo e il mostruoso si celano dietro a dettagli all’apparenza insignificanti del quotidiano. Con una scrittura cristallina e un’attenzione al dettaglio propria solo dei grandi narratori, l’autrice ci mostra il lato nascosto di una realtà ingovernabile, distorta da minuscole ma inevitabili stranezze e incomprensioni. Un libro sconvolgente, denso e perturbante come un equivoco, che tiene svegli la notte e riempie il giorno di uno sguardo nuovo.
Leggi un estrattoOgni tanto, mentre facevo le mie cose, trovavo una piuma. Sul pavimento vicino alla porta, dietro il barattolo del caffè, fra le posate, ancora umida nel lavandino del bagno.
Samanta Schweblin