Don Diego de Zama è un oscuro funzionario della corona spagnola di fine Settecento: relegato ad Asunción, in Paraguay, vive lontano dalla famiglia, appeso alla flebile speranza di una promozione per cui è disposto a tutto, ma che tarda ad arrivare. Da quell’angolo sperduto nell’immenso vicereame del Río de la Plata, dalla riva di un fiume che pare ai confini del mondo, Zama aspetta: le lettere della moglie Marta, notizie dalla Spagna, un nuovo amore, un’ultima occasione di redenzione. Pubblicato nel 1956, Zama è oggi considerato un romanzo spartiacque del Novecento argentino: ricostruendo un passato remoto e quasi sconosciuto, Di Benedetto crea una storia senza tempo.
Leggi un estrattoEro stato io quel corregidor, un uomo di legge, un giudice, e le sue glorie, di fatto, senza essere quelle di un eroe, non ammettevano d’essere occultate né che se ne negassero purezza e nobiltà. Un uomo senza paura, con la vocazione e la capacità di mettere fine, almeno, ai delitti. Senza paura.
«Gli ho detto chi era Zama». Un bagliore dell’altra mia vita, che non giungeva a compensare l’avvilimento di quella che allora conducevo.