Venticinque anni fa moriva lo scrittore polacco-americano Jerzy Kosinski. Lo ricordiamo pubblicando un suo profilo, tratto dal dizionario per autori La letteratura americana dal 1900 a oggi, curato da Luca Briasco e Mattia Carratello, edito da Einaudi. Ringraziamo l’autore, i curatori e la casa editrice.
di Fabio Cleto
Nato come Józef Lewinkopf, da famiglia ebraica, nel 1933 a Łódz in Polonia, il nome con cui firmerà le sue opere narrative gli viene dato quando è bambino, nel pieno della seconda guerra mondiale, per proteggerlo dalla persecuzione nazista. Al termine del conflitto Kosinski frequenta l’Università di Łódz, studiando storia e scienze politiche e lavorando nell’ambiente accademico fino al 1957, anno in cui – in modo rocambolesco, falsificando documenti e creando una finzione che ne garantiva la lealtà comunista – emigra negli Stati Uniti.
Si laurea alla Columbia University e assume la cittadinanza statunitense nel 1965. Le sue prime pubblicazioni, The Future Is Ours, Comrade: Conversations with the Russians (1960) e No Third Path: A Study of Collective Behavior (1962), si inscrivono nella linea della letteratura anticomunista; le firma con lo pseudonimo Joseph Novack. Nel 1965 la storia romantica e sensazionale dell’infanzia di Kosinski diventa materia del suo primo romanzo, L’uccello dipinto (The Painted Bird), storia di un bimbo privo di radici che vaga per l’Europa dell’Est occupata dai nazisti, e sfugge alla persecuzione solo per finire vittima della violenza delle stesse persone presso cui aveva cercato protezione. Non privo di compiacimento nel dipingere la sofferenza, il testo solleva dubbi sull’autenticità del narrato, e sospetti sulla sua effettiva paternità; nella prefazione a una riedizione del 1976, Kosinski risponderà alle critiche rifiutando il ruolo di portavoce generazionale, sconfessando qualsiasi patto autobiografico con il lettore, e invocando le prerogative della finzione.
In seguito Kosinski pubblica diversi romanzi di ottimo riscontro – premiati da traduzioni in trenta lingue e decine di milioni di copie vendute – fra cui si ricordano L’albero del diavolo (The Devil Tree, 1973), Abitacolo (Cockpit, 1975), Flipper (Pinball, 1982). Una ricca produzione in cui svettano i romanzi Passi (Steps, 1968), vincitore del National Book Award, opera allegorica di sapore kafkiano, e Oltre il giardino (Being There, 1971). Quest’ultimo, da cui nel 1979 è stato tratto il fortunato film omonimo, con l’elegiaca interpretazione di Peter Sellers, nelle surreali relazioni del protagonista con l’altro da sé offre uno straordinario ritratto della cultura contemporanea – vista attraverso gli occhi stralunati di un corpo radicalmente estraneo – e una sottilissima riflessione sulle dinamiche del potere e della fama. Negli anni Settanta è in effetti lo stesso K. a diventare una stella letteraria e mediatica, apparendo regolarmente in televisione, venendo ritratto da Annie Leibovitz per il New York Times Magazine, recitando nel film Reds (1981) di Warren Beatty, partecipando alla consegna degli Oscar del 1982. Con la celebrità riprendono peraltro forza le accuse mosse al primo romanzo di Kosinski: dalle pagine del Village Voice, nel 1982, Geoffrey Stokes ed Eliot Fremont-Smith lo accusano di autobiografismo menzognero, di aver fatto ricorso a traduttori ed editor per scrivere L’uccello dipinto in una lingua con cui all’epoca non aveva sufficiente familiarità, e ancora di aver plagiato – non ultimo, in Oltre il giardino – testi polacchi sconosciuti al pubblico anglofono. Figura in fondo enigmatica e immersa nella finzione come i suoi protagonisti, Kosinski muore suicida il 3 maggio 1991.
© Giulio Einaudi editore, 2011. Tutti i diritti riservati.
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