A novant’anni dalla nascita, ricordiamo il grande poeta beat Allen Ginsberg. Il profilo che segue è tratto dal dizionario per autori La letteratura americana dal 1900 a oggi, curato da Luca Briasco e Mattia Carratello, edito da Einaudi. Ringraziamo l’autore, i curatori e la casa editrice.
di Paolo Prezzavento
Poeta e saggista, Allen Ginsberg nasce nel 1926 a Newark, New Jersey, da una famiglia di ebrei russi immigrati in America, e cresce nella vicina Paterson, la città di William Carlos Williams. Suo padre, Louis Ginsberg, era un poeta e professore di liceo, mentre la madre Naomi era una militante del Partito comunista che morì in manicomio dopo una vita di ossessioni paranoiche e di sofferenze. Anche il giovane Allen fu internato nell’ospedale psichiatrico di New York, dove incontrò Carl Solomon, il poeta folle cui dedicò il suo Urlo (Howl, 1956).
Al liceo di Paterson il giovane Ginsberg comincia a leggere i grandi classici della letteratura americana, soprattutto Walt Whitman, spesso citato nelle sue poesie, da cui deriva i lunghi versi che lasciano senza respiro e il tono profetico. Un’altra importante fonte di ispirazione per Ginsberg sono gli scritti di William Blake, da cui riprende l’esortazione mistica e visionaria a «spalancare le porte della percezione». Nel 1943 Ginsberg si iscrive alla Columbia University di New York, dove si fa notare subito per l’atteggiamento anticonformista e la spiccata sensibilità letteraria. Durante gli anni dell’università comincia a consumare droghe, soprattutto i derivati della canapa e gli allucinogeni, e incrocia alcuni dei futuri protagonisti del movimento beat, tra cui Jack Kerouac e William Burroughs. Con quest’ultimo avvia un rapporto di natura omosessuale e un’amicizia destinata a durare tutta la vita, accompagnata da una fitta corrispondenza.
Nel 1951, in un bar del Greenwich Village, Ginsberg incontra Gregory Corso, un giovane italoamericano appena uscito di prigione, e gli presenta i suoi amici, aiutandolo anche a pubblicare le prime poesie. Nel 1954 conosce a San Francisco Peter Orlovsky, che diventerà il suo compagno per quasi tutta la vita, e i poeti della San Francisco Renaissance, tra cui Lawrence Ferlinghetti, che sarà il suo primo editore con la City Lights Books, e il poeta Gary Snyder, appassionato di culture orientali e di buddhismo zen.
Il 7 ottobre 1955 è una data storica per il movimento beat. Quel giorno si svolge, alla Six Gallery di San Francisco, la prima lettura pubblica di Urlo, poesia-manifesto della Beat Generation, che inizia con la celebre affermazione: «Ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche, / trascinarsi per strade di negri all’alba in cerca di droga rabbiosa». Quando la raccolta Howl and Other Poems viene pubblicata dalla City Lights nel 1956, Ferlinghetti viene accusato di oscenità e processato; verrà assolto l’anno successivo. Il processo per oscenità si trasforma in un’ottima campagna pubblicitaria per il libro di Ginsberg, che vende in pochi giorni migliaia di copie. La raccolta contiene anche la splendida «A Supermarket in California», una poesia in cui il supermarket diventa una sorta di cattedrale moderna, un simbolo della società consumistica che distrugge ogni valore spirituale, il tutto espresso in un linguaggio prosaico e volutamente «impoetico». In questa poesia compare anche il grande bardo americano Walt Whitman, che si aggira un po’ spaesato tra gli scaffali del supermarket, in una realtà americana ben diversa da quella che aveva sognato e auspicato nei suoi versi.
Nel 1957 Ginsberg lascia San Francisco e si reca in Marocco, a Tangeri, a trovare l’amico Burroughs. Qui conosce lo scrittore Paul Bowles e ritrova Kerouac e Corso. A Tangeri, Ginsberg ha modo di leggere le bozze del Pasto nudo di Burroughs e lo definisce senza esitazioni «il capolavoro del secolo». Trasferitosi a Parigi, si trasforma in agente letterario e convince l’editore di libri erotici Maurice Girodias a pubblicare il romanzo di Burroughs con la Olympia Press. Qualche tempo dopo il gruppo dei beat si trasferisce a Parigi, nel cosiddetto «Beat Hotel».
Nel 1961 Ginsberg pubblica Kaddish, un lungo lamento funebre per la morte della madre, in cui riscopre le sue radici ebraiche e il salmodiare di stampo biblico. Sull’onda del successo di Kaddish and Other Poems, Ginsberg recupera e pubblica le sue prime poesie, Reality Sandwiches (1963) e successivamente Planet News (1968), TV Baby Poems (1968) e La caduta dell’America (The Fall of America, 1972), con cui vince il National Book Award. Altre opere successive sono The Gates of Wrath (1973), Mind Breaths (1977), Plutonian Ode (1981), poema contro gli armamenti nucleari, e Collected Poems 1947-1980 (1984).
La fortuna di Ginsberg e dei beat in Italia è dovuta in gran parte all’opera di divulgazione e traduzione svolta da Fernanda Pivano, che ha conosciuto e frequentato Ginsberg e gli altri scrittori beat, diventando così una importantissima fonte di informazioni sulla loro poetica e sulla loro visione del mondo. Tra le numerose opere curate da Pivano ricordiamo soprattutto la storica raccolta Jukebox all’idrogeno, che propose al pubblico italiano la traduzione delle raccolte Howl e Kaddish, pubblicata da Mondadori nel 1965.
Per quanto riguarda gli scritti in prosa di Ginsberg, è importante lo scambio epistolare con Burroughs in Le lettere dello yage (The Yage Letters, 1963), in cui si racconta la ricerca dello yage o ayahuasca, una potente droga allucinogena, nella giungla dell’Amazzonia, e la corrispondenza con Jack Kerouac, pubblicata nel 2010 (Jack Kerouac and Allen Ginsberg: The Letters), che rivela i primi dissapori tra i due scrittori (Ginsberg aveva espresso giudizi poco lusinghieri nei confronti di Sulla strada), dovuti in parte alla paranoia indotta dall’abuso di alcolici nella mente di Kerouac.
Negli anni Settanta Ginsberg si converte al buddhismo Zen grazie anche all’incontro con il maestro tibetano Chogyam Trungpa Rimpoche, che lo induce a fondare, nel 1974, la Scuola di poetica disincarnata Jack Kerouac e il Naropa Institute di Boulder, Colorado. Per un certo periodo Ginsberg segue anche il gruppo degli Hare Krishna, prodigandosi per diffondere le loro idee. La ribellione contro l’ipocrisia e il perbenismo della società americana, il rifiuto assoluto della guerra, il tentativo di «spalancare le porte della percezione» e «allargare l’area della coscienza» (Timothy Leary) tramite le droghe: questi aspetti della personalità e della poetica di Ginsberg ne hanno fatto una sorta di guru per le nuove generazioni, una figura mitica per gli anticonformisti di tutte le età, che ne condividevano l’uso libero e consapevole delle sostanze stupefacenti, la battaglia per la liberazione sessuale e la mistica pacifista del Flower Power. Da questo punto di vista, Ginsberg rappresenta anche il punto d’incontro tra la generazione beat degli anni Cinquanta e la generazione hippy degli anni Sessanta, dato che, a differenza di Burroughs (che rimase sempre diffidente nei confronti degli hippy), fu amico di Timothy Leary, Ken Kesey e Bob Dylan. Pur non avendo mai preteso di essere il leader dei beat, la sua importanza centrale per il movimento e il ruolo propulsivo all’interno della controcultura degli anni Sessanta ne hanno fatto il portavoce di una generazione che si è opposta alla proliferazione degli arsenali atomici, alla guerra del Vietnam e al controllo sociale di massa. L’apice di questa sintonia fra i poeti beat e il movimento di protesta fu la grande manifestazione che si tenne a Chicago nel 1968, in occasione della convention del Partito democratico. In quell’occasione, molti scrittori e poeti, tra cui Ginsberg, Burroughs e Jean Genet, marciarono in prima fila per protestare non contro l’America, ma contro il tradimento degli ideali americani. In Italia, la presenza di Ginsberg è legata soprattutto al Festival internazionale dei poeti di Castelporziano del 1979, al quale parteciparono anche Corso, Anne Waldman e Le-Roy Jones. In quella occasione Ginsberg riuscì, con la sua voce cantilenante, a placare una folla tumultuante di ben trentamila persone, che ascoltò in religioso silenzio le sue poesie.
Negli anni Ottanta e Novanta Ginsberg diventa un rispettabile professore universitario, membro dell’American Academy of Arts and Letters. Ormai ha perso gran parte della sua aura profetica e della sua capacità di trascinare le giovani generazioni. Nei poetry readings che svolge in questo periodo continua a ripetere sé stesso su tematiche che hanno ormai perso gran parte del loro fascino e della loro capacità di provocare scandalo. Muore il 5 aprile 1997 a New York per le complicazioni di un cancro al fegato. È sepolto nel cimitero ebraico di Newark.
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