Tommaso Pincio ci parla di Tombstone, Arizona, cittadina fantasma che ha ispirato la Warlock di Oakley Hall. L’articolo è originariamente apparso su Tutto Libri della Stampa, che ringraziamo, il 15 ottobre.
Buona lettura.
di Tommaso Pincio
Un viaggiatore che si trovasse a passare per Tombstone, in Arizona, scoprirebbe che questo piccolo abitato dal nome tanto evocativo sarebbe oggi una città fantasma divorata dalla polvere, non fosse per i turisti curiosi di vedere le memorie del suo passato turbolento, su tutte la sua Collina degli stivali, come venivano chiamati, ai tempi del West, i cimiteri per via dei fatto che i pistoleri ammazzati vi era no spesso sepolti con gli stivali ai piedi. Leggendo le iscrizioni funerarie il viaggiatore scoprirebbe inoltre che spirare non troppo prematuramente per cause naturali costituiva una fine tra le più improbabili per gli abitanti di Tombstone. Per questa città, che fu teatro della celebre sparatoria all’O.K. Corral, calzerebbero dunque a pennello le crude parole del giudice Holloway, personaggio di un romanzo di Oakley Hall: «Ogni mattina una città come questa fa colazione con la vita di un uomo».
La città cui si riferisce il giudice è Warlock. Esiste soltanto nel romanzo dal titolo omonimo ma potrebbe essere benissimo Tombstone. Anzi, per chi ne conosce la storia, è evidente che l’autore ha modellato la sua invenzione proprio su di essa. Come Tombstone, Warlock è un centro minerario diventato rifugio di pistoleri, attaccabrighe, avventurieri, giocatori d’azzardo pronti a barare, ladri di bestiame, giudici ubriaconi, prostitute vendicative, ma è anche dimora di medici e fanciulle angeliche schierati dalla parte dei deboli, i minatori, e di onesti commercianti che vorrebbero portare in quel luogo di frontiera una parvenza di legge e ordine pubblico.
A Warlock accadono inoltre cose che sembrano strette parenti dei fatti legati alla sparatoria di Tombstone in cui furono esplosi trenta colpi di pistola nell’arco di una trentina di secondi. Le somiglianze – spiega lo scrittore − sono frutto di un miscuglio, dell’intreccio di eventi davvero avvenuti e situazioni inventate. Warlock è Tombstone e non lo è. E lo stesso vale per i suoi abitanti, al contempo, creature romanzesche ed emanazioni delle persone che realmente calcarono quelle terre. Hall scelse questa via di mezzo proprio perché quel mondo era una frontiera culturale oltre che geografica. Le gesta degli uomini che si spingevano nell’Ovest ritornavano in forma di racconti e dicerie nell’Est e qui finivano fatalmente ingigantite e stravolte su giornali e riviste, alimentando un mito in tempo quasi reale, un mito che nei decenni a venire sarebbe diventato un genere prima letterario e poi cinematografico. Lo stesso Warlock – uscito nel 1958, finalista Pulitzer in quell’anno, oggetto di ammirazione per giovani quali Thomas Pynchon allora ancora studenti ma destinati a un grande futuro – divenne presto un film, uno fra i più memorabili di quel periodo nonché uno degli ultimi western ancora ammantati di un’epica maestosa.
Il declino della leggenda West è un motivo persistente del romanzo di Hall. Anziché distendersi nella vastità degli spazi aperti, l’azione è quasi interamente compressa nel piccolo abitato di Warlock, nella sua Main Street polverosa, all’interno di saloon e pensioni, all’ombra delle passerelle di legno. Le praterie, i canyon, le grandi distese selvagge, sembrano quasi stringere d’assedio la città, perché è da lì che arrivano i problemi, i delinquenti che impediscono una vita normale e pacifica.
Similmente, Clay Blaisedell, l’imperscrutabile uomo dalle Colt col calcio d’oro assoldato per garantire l’ordine pubblico, è accerchiato dal mito che avvolge la sua persona e non fa che portare ulteriore linfa alla spirale di scontri e violenze. Warlock, straordinario affresco dell’America della frontiera, assume così i tratti di un gran de romanzo sul senso della Storia, su come il ripetersi delle cose si ostini a ostacolare la voglia di riscatto degli uomini, sicché all’immaginaria città di Warlock non verrà neanche concesso di sopravvivere come meta turistica. Diventerà un abitato fantasma. Il confine tra leggenda e polvere è talvolta sottile, se non inesistente.
© Tommaso Pincio, 2016. Tutti i diritti riservati.
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