La divina di Sergio Pitol è in libreria: presentiamo oggi un profilo dell’autore tratto dal Diccionario de autores latinoamericanos di César Aira, che ringraziamo, seguita da una breve nota del traduttore, Raul Schenardi.
«Sergio Pitol»
di César Aira
Traduzione di Raul Schenardi
Sergio Pitol (Messico) Puebla, 1933. Ha seguito gli studi universitari a Città del Messico e poi a Roma; è stato traduttore a Pechino e Barcellona, professore universitario nella sua patria e in Inghilterra, e diplomatico a Varsavia, Budapest, Parigi, Mosca e Praga. Ha scritto un libro di saggi sulla letteratura inglese, un’antologia del racconto polacco, e ha realizzato innumerevoli traduzioni, fra gli altri di Gombrowicz (che lo scelse come suo traduttore in spagnolo), Henry James e Conrad. Ha fatto il suo apprendistato di narratore con vari volumi di racconti, densi e vernacolari, Tiempo cercado (1959), El infierno de todos (1964), Los climas (1966). Ma la rivelazione del suo stile maturo è venuta con il suo primo eccellente romanzo, El tañido de una flauta (1972), di ambientazione internazionale e con una trama di nitido taglio jamesiano, su diversi piani, nei quali si succedono le frustrazioni di due vocazioni artistiche, la resurrezione della vita nell’arte, gli occultamenti della verità nel destino, il tutto in una composizione di grande rigore ed eleganza. Juegos floreales (1983) accentua la maestria tecnica dell’autore, ma è quasi troppo simile al precedente. Il terzo romanzo, El desfile del amor (1984) ha vinto un importante premio in Spagna[1] e ha significato la consacrazione dell’autore. Qui torna all’ambientazione del Messico rurale, con una grande quantità di riferimenti storici e culturali, una prosa d’impeccabile fattura, una trama poliziesca e il rimando finale all’opera da scrivere, chiave costante del lavoro romanzesco di Pitol. È seguito un libro di racconti, Nocturno en Bujara (1982), rieditato con il titolo Vals de Mefisto,[2] vincitore del premio Villaurrutia, nel quale culmina la linea autoreferenziale, borgesiana, che aveva fatto capolino in El tañido de una flauta. Si tratta di quattro racconti che recano in calce la località di Mosca, di ambientazione internazionale, e di quattro «racconti dentro altri racconti», letti, scritti, riferiti da mitomani o progettati dai personaggi scrittori; in qualche caso si aggiunge un ulteriore livello, quando lo scrittore personaggio prende appunti per un racconto il cui personaggio è uno scrittore che progetta un racconto… Anche Domar a la Divina Garza[3] (1988) ricorre al racconto dentro il racconto, e arriva fino al quarto livello: un vecchio scrittore scrive un romanzo il cui protagonista, il folle avvocato Dante de la Estrella, narra a una famiglia, di cui ha invaso la casa, il suo incontro giovanile a Istambul con un’antropologa pazza che gli ha raccontato una stranissima cerimonia di propiziazione fecale di certi indios messicani. È un’opera con visioni espressionistiche, curiose deformazioni e alterazioni della verosimiglianza, la più stravagante e la più artistica di Pitol. Questo romanzo, il precedente e il successivo sono stati raggruppati dall’autore, sotto il patrocinio del suo ammirato Bachtin, con il nome di «Tríptico El Carnaval». Il terzo è La vida coniugal[4] (1994), commedia matrimonial-criminale in cui una donna ordisce piani per uccidere il marito, li mette in atto, fallisce, e gli attentati si ritorcono contro di lei, che finisce rovinata e mutilata, ma non riconciliata; è un romanzo regionalista e più lineare dei precedenti. Nel 1996 è uscita una compilazione di articoli e saggi, El arte de la fuga, nella quale Pitol passa in rivista in modo suggestivo e penetrante i suoi viaggi, le sue letture e le sue amicizie. Pasión por la trama (1998) raccoglie articoli di argomento letterario.
Nota del traduttore
Il Diccionario de autores latinoamericanos di César Aira, da cui è tratta questa voce dedicata a Sergio Pitol, è stato scritto nel corso degli anni e pubblicato nel 2001 da Emecé e Ada Korn Editora, con un’avvertenza dell’autore (che reca la data del 1985) e un postscriptum del 1998 in cui chiarisce di aver ritoccato soltanto in minima parte, aggiornando alcune voci con titoli e date di decessi. Non figurano pertanto in questo testo diverse opere pubblicate successivamente, fra cui El viaje (2000), Todo está en todas las cosas (2000), El mago de Viena (2005), Autobiografía soterrada (2011). Così come non si fa menzione di almeno altri due premi importanti, il Rulfo nel 1999 e il Cervantes nel 2005.
[1] Si tratta del premio Herralde. [n.d.t.]
[2] Valzer di Mefisto, trad. di Ernesto Franco e Stefania Fabri, Sellerio 1991. [n.d.t.]
[3] La divina, trad. di Francesca Lazzarato, SUR 2014. [n.d.t.]
[4] La vita coniugale, trad. di Lia Ogno, Nottetempo 2006. [n.d.t.]
Condividi