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I segreti della Mamá Grande

redazione Editoria, SUR

Nelle ultime settimane si è parlato molto della fusione tra le agenzie di Carmen Balcells e Andrew Wylie, a creare quella che sarà probabilmente la più grande e prestigiosa agenzia letteraria internazionale. Ma chi è ed è stata Carmen Balcells? Perché il suo ruolo è stato così importante? Pubblichiamo oggi un articolo di Tereixa Constenla, uscito su El País nel 2011, alla scoperta degli archivi della superagente.

«I segreti della Mamá Grande»
di Tereixa Constenla
traduzione di Alice Lucchiaro

Lei ha creato dei giganti letterari e loro l’hanno fatta diventare una superagente. Carmen Balcells (Santa Fe de Segarra, Lleida, 1930) occupa un posto di rilievo nella storia della letteratura mondiale. Conta all’attivo più premi Nobel che dita di una mano (Mario Vargas Llosa, Gabriel García Márquez, Camilo José Cela, Pablo Neruda, Miguel Ángel Asturias e Vicente Alexandre). Il boom latinoamericano è esploso nella sua agenzia. Ha iniziato a rappresentare scrittori spagnoli (Miguel Delibes, Ana María Matute, Juan Marsé, Manuel Vázquez Montalbán…) quando non erano ancora considerati dei classici del Novecento. Sono pennellate sparse che danno un’idea dell’importanza dei documenti conservati nell’agenzia di Carmen Balcells a partire dal 1960, acquistati dal Ministerio de Cultura nel 2010 per tre milioni di euro, e che ora vedono la luce.

Immergersi tra quelle scatole ricolme di pagine ingiallite significa constatare ciò che era già intuibile: Balcells è stata onnipotente nel mondo editoriale, un polpo con dei tentacoli in ogni paese. L’unica spagnola che potrebbe dare del tu a Andrew Wylie, Lo Sciacallo, considerato il numero uno del mestiere. Molto prima di Wylie, lei si era già meritata il titolo di “superagente letteraria” dall’indimenticato editore Carlos Barral. Si è guadagnata il rispetto degli autori da quando, nel 1954, ha cominciato a lavorare nell’agenzia dello scrittore rumeno esiliato Vintila Horia.

Li ha messi al centro degli affari e ha combattuto gli abusi delle case editrici: ha bandito i contratti vitalizi e imposto clausole alla cessione a tempo illimitato. Già nel maggio 1961, Miguel Delibes elogiava il suo ruolo con queste parole: «Conosco la grande serietà della sua agenzia e mi auguro che questa collaborazione possa essere vantaggiosa per entrambi. Tanto per cominciare, i miei argomenti legati all’Italia, per quanto riguarda alcuni libri, sono piuttosto ingarbugliati per colpa della poca serietà di alcuni editori».

Gli scrittori si sono fidati di lei e lei ha continuato a crescere. Mamá Grande, la soprannominò Gabriel García Márquez, incoronandola come il personaggio letterario di uno dei suoi racconti. La liberatrice di autori, secondo Manuel Vázquez Montalbán: «Prima che ci fosse lei, gli scrittori firmavano contratti vitalizi con le case editrici, percepivano compensi ridicoli e, a volte, ricevevano in premio dei regali, come un pullover o un formaggio Stilton».

È vero. È scritto nelle carte. Balcells non scendeva a compromessi con le case editrici. All’editore di Bruguera, il 26 ottobre 1982, scrisse: «Ricevuto il tuo telex circa la riedizione dell’Autunno del patriarca, di García Márquez, in Club Bruguera: non siamo assolutamente d’accordo e non accettiamo questa proposta. Sia García Márquez sia Cela dovranno percepire i loro diritti integralmente, come previsto dai contratti. E non la metà. O forse i produttori di carta ve ne regalano la metà in promozione?»

Alla casa editrice Losada, di Buenos Aires, il 16 luglio 1979: «Siamo spiacenti di comunicarvi che, se entro la prossima settimana non avremo riscontro di un vostro vaglia per tutti i pagamenti in sospeso, considereremo rescissi i contratti per Rafael Alberti. Stop. Capirete che abbiamo insistito e atteso abbastanza considerando che si tratta di questo autore. Stop».

In una lettera del 29 marzo 1972 al cileno José Donoso, lei stessa si definiva così : «La reazione di [Carl] Brandt mi sembra blanda rispetto a quella che avrei avuto io. La mia collaborazione con [Manuel] Puig, [Ernesto] Sábato e altri è finita come quella di Brandt con te e, a differenza di quello che sembra, visto il tono scherzoso che mantengo con i miei autori, quando si parla di business sono implacabile». Donoso, che le manda lunghe lettere piene di sventure familiari ed economiche, in una la definisce «angelo tutelare, chioccia e musa della letteratura contemporanea».

Quando mise gli occhi su Graham Greene per vendere Il fattore umano in Spagna, Balcells dispiegò l’artiglieria non appena intuì qualche riluttanza da parte degli editori argentini che fino ad allora, anno 1978, ne possedevano i diritti per la lingua spagnola: «Mi permetto di ribadirvi, siccome a quanto pare non è parso abbastanza chiaro nella nostra comunicazione precedente, che attenendoci alla volontà esplicita del signor Graham Greene abbiamo già proceduto alla divisione del mercato per quanto riguarda quest’opera».

Illustrazione di Fernando Vicente

Tutta la furia che poteva abbattersi su una casa editrice inadempiente si trasformava in comprensione di fronte a uno scrittore cocciuto. Carmen Balcells è stata una delle figure principali che hanno incoraggiato Mario Vargas Llosa ad abbandonare i lavori di sussistenza e a trasferirsi a Barcellona. Ha salvato Ana María Matute da una depressione e non le ha fatto mancare il supporto affettivo necessario per portare a termine il suo celebrato romanzo Dimenticato re Gudù. A molti ha anticipato soldi perché dimenticassero la questioni prosaiche e si concentrassero sulla liricità. A Cela ha procurato collaborazioni molto redditizie nel suo ultimo periodo, quando la letteratura sembrava essere relegata di fronte a un registratore di cassa.

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