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Testo a fronte: César Vallejo

redazione Autori, César Vallejo, Poesia, SUR, Traduzione

Tungsteno, romanzo sociale di César Vallejo, sarà presto in libreria. Vi presentiamo oggi l’autore con due poesie estratte per la rubrica Testo a fronte dal volume Opera poetica di César Vallejo pubblicato da Goreé edizioni, che ringraziamo. La traduzione è di Roberto Paoli.

«Un hombre pasa con un pan al hombro… »
di César VallejoUn hombre pasa con un pan al hombro
¿Voi a escribir, después, sobre mi doble?Otro se sienta, ráscase, extrae un piojo de su axila, mátalo
¿Con qué valor hablar del psicoanálisis?Otro ha entrado en mi pecho con un palo en la mano
¿Hablar luego de Sócrates al médico?Un cojo pasa dando el brazo a un niño
¿Voy, después, a leer a André Breton?

Otro tiembla de frío, tose, escupe sangre
¿Cabrá aludir jamás al Yo profundo?

Otro busca en el fango huesos, cáscaras
¿Como escribir, después, del infinito?

Un albañil cae de un techo, muere y ya no almuerza
¿Innovar, luego, el tropo, la metáfora?

Un comerciante roba un gramo en el peso a un cliente
¿Hablar, después, de cuarta dimensión?

Un banquero falsea su balance
¿Con qué cara llorar en el teatro?

Un paria duerme con el pie a la espalda
¿Hablar, después, a nadie de Picasso?

Alguien va en un entierro sollozando
¿Cómo luego ingresar a la Academia?

Alguien limpia un fusil en su cocina
¿Con qué valor hablar del más allá?

Alguien pasa contando con sus dedos
¿Cómo hablar del no-yó sin dar un grito?

«Los desgraciados»

Ya va a venir el día; da
cuerda a tu brazo, búscate debajo
del colchón, vuelve a pararte
en tu cabeza, para andar derecho.
Ya va a venir el día, ponte el saco.

Ya va a venir el día; ten
fuerte en la mano a tu intestino grande, reflexiona
antes de meditar, pues es horrible
cuando le cae a uno la desgracia
y se le cae a uno a fondo el diente.

Necesitas comer, pero, me digo,
no tengas penas, que no es de pobres
la pena, el sollozar junto a su tumba;
remiéndate, recuerda,
confía en tu hilo blanco, fuma, pasa lista
a tu cadena y guáardala detrás de tu retrato.
Ya va a venir el día, ponte el alma.

Ya va a venir el día; pasan,
han abierto en el hotel un ojo,
azotándolo, dándole con un espejo tuyo…
¿Tiemblas? En el estado remoto de la frente
y la nación reciente del estómago.
Roncan aún… ¡Qué universo se lleva este ronquido!
¡Cómo quedan tus poros, enjuiciándolo!
¡Con cuántos doses ¡ay! Estás tan solo!
Ya va a venir el día, ponte el sueño.

Ya va a venir el día, repito
por el órgano oral de tu silencio
y urge tomar la izquierda con el hambre
y tomar la derecha con la sed; de todos modos,
abstente de ser pobre con los ricos,
atiza
tu frío, porque en él se integra mi calor, amada víctima.
Ya va a venir el día, ponte el cuerpo.

Ya va a venir el día;
la mañana, la mar, el meteoro, van
en pos de tu cansancio con banderas,
y, por tu orgullo clásico, las hienas
cuentan sus pasos al compás del asno,
la panadera piensa en ti,
el carnicero piensa en ti, palpando
el hacha en que están presos
el acero y el hierro y el metal; jamás olvides
que durante la misa no hay amigos.
Ya va a venir el día, ponte el sol.

Ya viene el día; dobla
el aliento, triplica
tu bondad rencorosa
y da codos al miedo, nexo y énfasis,
pues tú, como se observa en tu entrepierna y siendo
el malo ¡ay! Inmortal,
has soñado esta noche que vivías
de nada y morías de todo…

«Un uomo passa con un pane a spalla…»
traduzione di Roberto PaoliUn uomo passa con un pane a spalla.
Posso scrivere dopo sul mio sosia?Un altro si siede, si gratta, estrae un pidocchio dall’ascella, lo ammazza.
Con che coraggio parlare di psicanalisi?Un altro mi è entrato nel petto con un palo in mano.
Parlare poi di Socrate col medico?

Passa uno zoppo che dà il braccio a un bimbo.
Posso leggere, dopo, André Breton?

Un altro ha freddo, tossisce, sputa sangue.
È ancor lecito un cenno all’Io profondo?

Un altro cerca nel fango bucce, nòccioli.
Come scrivere poi sull’infinito?

Un muratore cade da un tetto, muore e non desina più.
Innovare poi il tropo, la metafora?

Un commerciante ruba un grammo sul peso ad un cliente.
Parlare poi di quarta dimensione?

Un banchiere falsifica il bilancio.
Con che faccia poi piangere a teatro?

Un paria dorme col piede sul groppone.
Parlare poi a qualcuno di Picasso?

C’è chi singhiozza dentro un funerale.
Come accedere dopo all’Accademia?

C’è chi in cucina spolvera un fucile.
Con che ardire parlar dell’aldilà?

Chi passando fa i conti sulle dita.
Parlerò senza un grido del non-io?

«I disgraziati»

Sta per sorgere il sole; carica
il tuo braccio, cércati sotto
il materasso, mettiti ancora in piedi
sulla tua testa per andar diritto.
Sta per sorgere il giorno; indossa l’abito.

Sta per sorgere il giorno; reggi
forte con la mano il tuo intestino grande, rifletti
prima di meditare, perché è orribile
quando ci cade addosso la disgrazia
e quando cade a fondo il proprio dente.

Di mangiare hai bisogno, ma – mi dico –
non appenarti, che non è da poveri
la pena, il pianto sulla propria tomba;
rammèndati, ricorda,
confida nel tuo filo bianco, fuma, fa’ l’appello
alla catena e conservala dietro il tuo ritratto.
Sta per sorgere il giorno; indossa l’anima.

Sta per sorgere il giorno; passano,
hanno aperto nell’albergo un occhio,
frustandolo, picchiandolo con uno specchio tuo…
Tremi? È lo stato remoto della fronte,
la nazione recente dello stomaco.
Russano ancora… Che universo porta seco questo suono!
Come diventano i tuoi pori al giudicarlo!
Con quanti due, ahimé, sei così solo!
Sta per sorgere il giorno; indossa il sogno.

Sta per sorgere il giorno, ripeto
per l’organo boccale con cui taci,
e urge prender la destra con la sete
e prender la sinistra con la fame; ad ogni modo,
evita d’esser povero coi ricchi,
attizza
il tuo freddo perché in esso si completa il mio caldo, amata vittima.
Sta per sorgere il giorno; indossa il corpo.

Sta per sorgere il giorno;
il mattino, il mare, la meteora vanno
dietro la tua stanchezza con bandiere,
e le iene, per il tuo orgoglio classico,
ritmano il passo su quello dell’asino,
la panettiera pensa a te,
il macellaio pensa a te, palpando
l’ascia in cui sono prigionieri
l’acciaio e il ferro ed il metallo; non scordare
che durante la messa non v’è amico.
Sta per sorgere il giorno; indossa il sole.

Già sorge il giorno; raddoppia
il fiato, triplica
la tua bontà risentita
e scuoti la paura, nesso ed enfasi,
poiché tu, come si osserva fra le tue cosce ed essendo
il cattivo ahimè immortale,
hai sognato stanotte che vivevi
di nulla e morivi di tutto…

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