Di Cortázar si è detto tutto e il contrario di tutto: pubblichiamo oggi un approfondimento sul fenomeno che lo scrittore, a cento anni dalla sua nascita, ha suscitato sui social network e non solo, e ne approfittiamo per ricordarvi l’appuntamento di questa sera con «Queremos tanto a Julio», presso la Casa Argentina di Roma alle 18.30.
«Cortázar nell’era digitale»
di guardagujas
traduzione di Simone Scaffidi Lallaro
Gli scrittori messicani Julio Romano, Adolfo Córdova, Agustín Fest e Martín Range esplorano alla Feria Universitaria del Libro di Pachuca de Soto, Hidalgo, i legami tra l’opera dell’argentino, la letteratura giovanile e per l’infanzia e il fenomeno che si è riversato sui social network.
«Propongo un esercizio semplice: quante ragazze delle nostre Fan Pages hanno cambiato i loro nomi in “La Maga”, quante altre sono “Cronopio” o “@cronopio”? Se Cortázar avesse Twitter la sua foto di copertina sarebbe quella di Charlie Parker», afferma Martín Rangel, premio statale di poesia Efrén Rebolledo 2014, il quale conferma così la febbre che lo scrittore ha scatenato sui social network e spiega che l’argentino, proprio come Rubén Darío, è uno di quei casi paradossali che attraggono un pubblico di massa.
«Cortázar è una rock-star, un solitario che si lascia crescere la barba e pronuncia la r alla francese. Il sogno di tutte le groupie della letteratura». Il giovane poeta segnala che migliaia di giovani fans ricercano l’autore di Storie di cronopios e di famas sui social network più per la sua biografia che per la sua opera e si concentrano sulla parte più sentimentale della letteratura cortazariana, manifestazione ingiusta e limitata se comparata alla molteplicità di prospettive e abilità che l’autore naturalizzato francese convoglia.
Julio Romano completa il discorso e conferma che le orde di fans su Internet, insieme alla sua esplosione di popolarità, si devono a un’antologia di citazioni sdolcinate, dove si perdono le molteplici coordinate dell’opera di Cortázar come scrittore sperimentale, tanto nella struttura dei suoi libri, quanto nel linguaggio utilizzato nella sua opera.
Per questo ha invitato i partecipanti alla conferenza intitolata «Vientos Cortazarianos. 100 años con Julio», a esplorare la vasta opera di racconti e saggi dell’argentino, nei quali indaga le oscure intenzioni dei suoi personaggi, naviga nei suoi dialoghi interiori e allo stesso tempo costruisce la propria quotidianità. «L’opera di Cortázar non si concentra su un personaggio, ma su un gruppo di personaggi che vanno perdendosi uno a uno, come accade nelle storie horror giapponesi», spiega lo scrittore alludendo al romanzo L’esame.
Per Agustín Fest, il romanzo più apprezzato di Cortázar – Rayuela – per la sua natura ludica e sperimentale, può essere equiparato a un videogioco, un’opera che invita a giocare e trovare nuovi labirinti per avanzare al livello successivo: «un primo livello, più breve, dal finale tragico, è il piano del romanzo serio, che lascia molto poco spazio al gioco ed è diretto a lettori in certo modo solenni; il secondo livello, invece, più rischioso, suggerisce al lettore l’umorismo di un Dio beffardo, apre le porte dell’assurdo, ci rivela l’ironia, la crudeltà umoristica e sarcastica, dandoci la possibilità di identificarci con ognuno dei suoi personaggi».
Allo stesso tempo, Adolfo Córdova si è dato il compito di decifrare la parte dedicata alla letteratura per l’infanzia nel percorso di Julio Cortázar, e vi ha trovato similitudini con l’opera di Lewis Caroll, autore di Alice nel Paese delle Meraviglie, i cui esercizi letterari ricercano la fuga dalle consuetudini e dalla quotidianità, esplorano il gioco e parlano d’infanzia, e mentre nei suoi testi crescita e scoperta sembrano non esaurirsi mai.
Sia «Il discorso dell’orso», racconto per l’infanzia scritto da Cortázar prima che nascessero definizioni simili, sia il linguaggio giocoso di Rayuela, quasi paragonabile all’enunciato di Jabberwocky in Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò, giocano a rompere un guscio di abitudini: «come un’Alice che apre una porta, questo è Cortázar».
«A cento anni dalla sua nascita, chiunque potrebbe scommettere che Cortázar non solo si è avvicinato a Verne. Cortázar ha viaggiato nel paese delle meraviglie ed è ritornato sorridente con sembianze di gatto o di orso, con un cappello e insieme a un cronopio», hanno concluso.
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