Julio Cortázar

Dalla speranza alla realtà:
una lettera di Julio Cortázar

Julio Cortázar Autori, Julio Cortázar, Società, SUR

Il terzo volume dell’epistolario cortazariano, Così violentemente dolce, è in libreria. Pubblichiamo oggi una lettera a Roberto Fernández Retamar.

di Julio Cortázar 
traduzione di Giulia Zavagna

Caro Roberto,
al tuo telegramma, il mio telegramma e mezzo. Dal testo del tuo, presumo che tu mi abbia scritto da tempo, ma non mi è mai arrivata la tua lettera; ora, vista la premura di cui parli, dovrò limitarmi a poche frasi, ma in fondo non mi dispiace, perché curiosamente le verità più vivide, le rivelazioni più autentiche, sono state quasi sempre espresse dall’umanità in asserzioni semplici o immagini di una brevità fulminante. Se i fulmini durassero mezz’ora (ma qui inizia proprio una frase molto lunga quindi la chiudo e vado avanti).

A tanti anni ormai da quell’altro fulmine latinoamericano che ha spezzato in due il monocorde e sinistro cielo degli anni Cinquanta, posso dire che la Rivoluzione Cubana racchiude per me l’intera accezione di due parole: realtà e speranza. La realtà la vivono i cubani ogni giorno e non ha bisogno della mia descrizione; da parte mia io faccio il possibile per mostrarla a coloro che non hanno potuto o voluto toccarla più da vicino, e credo che sia il mio principale dovere come scrittore latinoamericano all’estero. Quanto alla speranza, contro la cui indistruttibile permanenza si alzano oggi più che mai le nere armi della reazione, del fascismo e dell’imperialismo, è questa certezza che mantiene saldo il cuore dei popoli di fronte ai propri tiranni, carcerieri e sfruttatori, e che in America Latina ha la sua conferma più evidente nel processo storico cubano, passaggio dalla speranza alla realtà, e da questa a una nuova speranza più aperta e planetaria.

Non credo nei modelli ma credo negli esempi; non credo nelle cristallizzazioni sociali ma credo in una dialettica rivoluzionaria verso la libertà e la felicità dell’uomo. Per me la Rivoluzione Cubana non sarà mai la montagna ma il mare, che si rinnova sempre. Infinite, pietrificate, le montagne di tutto il resto dell’America Latina vedranno alzarsi a suo tempo l’ondata del mare umano, come io l’ho già vista a Cuba il giorno in cui il contenuto di queste due parole quasi sempre inconciliabili, speranza e realtà, si è unito in un solo presente. Come vedi, dire di più sarebbe iniziare a dire di meno.

Julio

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