In occasione della pubblicazione di «L’ultima conversazione» di Roberto Bolaño per le Edizioni Sur, pubblichiamo un intervento di Patricio Pron che invita a una riflessione sulla trasformazione dell’autore cileno in un’“icona pop”.
di Patricio Pron
traduzione di Raul Schenardi
Patricio Pron è un giovane scrittore argentino la cui fama ha cominciato a superare i confini nazionali e continentali. Presente con un suo racconto nell’antologia di «Granta» dedicata ai giovani scrittori di lingua spagnola, è autore di tre raccolte di racconti e di cinque romanzi fra cui Una puta mierda, del 2007, sulla guerra delle Malvinas, e El espíritu de mis padres sigue subiendo en la lluvia, del 2011, di cui è attesa la pubblicazione da noi, e al cui centro c’è il rapporto delle nuove generazioni argentine con il mondo dei genitori che vissero in prima persona gli anni della dittatura in Argentina.
Ringraziamo l’autore per averci concesso di riprodurre questo testo, comparso dapprima sul supplemento culturale del quotidiano spagnolo «ABC» (il 22 gennaio 2011) e poi sul suo blog.
Thomas Chatterton visse dal 1752 al 1770 e il suo principale apporto alla letteratura inglese fu l’invenzione di Thomas Rowley, un monaco del XV secolo al quale aveva attribuito le proprie poesie; secondo i suoi biografi, Chatterton si suicidò per il timore di essere scoperto, ma i motivi della sua morte sono meno importanti della genealogia di scrittori maledetti a cui diede origine, a cui appartengono Arthur Rimbaud, Charles Baudelaire, Aloysius Bertrand, Petrus Borel, il Conte di Lautréamont, Edgar Allan Poe e altri. Lo scrittore cileno Roberto Bolaño ha condiviso con questi autori una morte prematura, una personalità poco convenzionale e una concezione romantica della vita e della letteratura; inoltre, è autore di un’opera che mette radicalmente in discussione i valori e le istituzioni letterarie dominanti nella sua epoca, e che tuttavia (paradossalmente) lo ha trasformato in uno dei suoi scrittori più apprezzati. Il fatto che Bolaño sia stato assorbito da quelle istituzioni ci spinge a chiederci perché sia andata così, e se non sia necessario rileggere la sua opera per capire quanto sia fuori luogo al centro della scena.
Uno
La trasformazione di Bolaño in quella che potremmo chiamare un’“icona pop” della letteratura del nostro tempo è stata straordinariamente veloce e ha contribuito a una serie di sommovimenti nella scena letteraria che sembrano essere stati previsti dall’autore dei Detectives selvaggi. L’entusiastica difesa della sua opera da parte di Susan Sontag poco prima della sua morte e la pubblicazione negli Stati Uniti di 2666 nel 2008 hanno anticipato la sua canonizzazione da parte dell’accademia, che per tradizione è l’istituzione che fissa il passato letterario, e insieme hanno significato la sua trasformazione in un fenomeno globale, ma Bolaño era già stato investito delle caratteristiche di un’icona pop ben prima della sua morte, quando è apparso come personaggio in Soldati di Salamina di Javier Cercas (del 2001) e in opere di Rodrigo Fresán, Eduardo Halfón e Jorge Volpi. Come nel caso della sua comparsa in veste di personaggio letterario, la ricezione della sua opera nel mondo di lingua inglese è stata determinata da aspetti essenzialmente biografici che sono in consonanza con lo stereotipo dello scrittore maledetto alla maniera di Chatterton. Da lì le leggende che lo presentano come una sorta di eroinomane illuminato o che lo mostrano come un giovane scrittore febbricitante che scrive in una sudicia stanzetta di calle Tallers a Barcellona, leggende che sono il risultato di proiezioni e ansie sociali ricorrenti ai giorni nostri intorno alla scena letteraria.
Meno importante della domanda circa la realtà di queste circostanze biografiche è il fatto che l’interesse per l’opera dipenda in molti casi proprio dalla curiosità per queste circostanze, il che (curiosamente) converte Bolaño in uno scrittore senza opera, come quelli di alcuni suoi libri, i cui fans percorrono la geografia del Messico in cerca dei luoghi che gli sono serviti d’ispirazione (un bell’esempio è costituito dal volume El viaje imposible. En México con Roberto Bolaño, di Dunia Gras, Leonie Meyer-Krentler e il fotografo spagnolo Siqui Sánchez), oppure scrivono opere che presentano a tutti i concorsi in cui compare sempre un poeta sfortunato che si chiama “B” o “Belano” o “Bolaño” con cui l’autore si identifica in modo assoluto, tanto nella disgrazia come nella promessa di redenzione e gloria offerta da questa identificazione.
Due
L’appropriazione della figura di Bolaño da parte di certi lettori e la sua trasformazione in un’icona pop accantonano gli aspetti più devastanti della sua opera, ma non sono eccentriche rispetto alla stessa, che comprende un romanzo scritto insieme ad Antoni García Porta intitolato Consigli di un discepolo di Morrison a un fan di Joyce (1984), e in genere mostra interesse per figure della cultura popolare come attrici porno e giornalisti, e per i mezzi meccanici di riproduzione, come la fotografia o il cinema, ma adotta anche tecniche del pop come la serialità, lo spostamento del materiale narrativo dal suo contesto specifico o la sua combinazione con elementi estranei alla sua sfera di pertinenza, la riscrittura e la produzione di testi concepiti come estensioni di altri testi precedenti, come nel caso dei romanzi Stella distante (1996) e Amuleto (1999), derivazioni, rispettivamente, dell’ultimo frammento della Letteratura nazista in America (1996) e dei Detectives selvaggi (1998). E pure la presunta facilità e l’ironia, che sono alcune delle sue cifre stilistiche, insieme a una concezione vitalistica della letteratura.
Tre
Durante la sua vita Bolaño sembra aver concepito il suo intervento sulla scena letteraria nei termini di un’avanguardia assolutamente personale e bellicosa, il cui fine ultimo era il rinnovamento di quella stessa scena. Oggi sono ben pochi quelli che mettono in discussione il fatto che Bolaño abbia vinto la sua guerra personale, ma il prezzo da pagare sembra essere stato il suo adattamento al grande pubblico, il disinteresse per la sua presa di posizione a favore degli emarginati e dei più sfavoriti, che è esplicita nella sua opera, e l’eliminazione degli aspetti più scabrosi e polemici; vale a dire, la sua trasformazione in un’icona pop svuotata di senso.
Anche se la centralità della figura di Bolaño nella scena letteraria contemporanea suscita soddisfazione perché si tratta dell’autore di un’opera solida e anticonformista, il fatto che quest’opera, pur mettendo in discussione radicalmente il sistema letterario, sia arrivata a occuparne il centro è contraddittorio e imbarazzante. Forse una spiegazione del fenomeno sta nella maniera in cui i sistemi letterari tendono a preservare se stessi: la centralità dell’opera di Bolaño si giustifica allora come il risultato di una reazione logica del sistema, che mantiene la sua integrità incorporando le opere più devastanti e sovvertitrici delle forme istituzionalizzate mediante lo spostamento dell’interesse – dall’opera a certi aspetti aneddotici della sua produzione – e la costruzione del mito tragico dello scrittore maledetto; in questo modo l’opera sopravvive, ma il prezzo da pagare è la sopravvivenza anche del sistema che l’opera metteva in discussione.
Quattro
“La morte può davvero farti sembrare una stella” ha detto una volta Andy Wharol. La popolarità di Bolaño come icona pop (Rodrigo Fresán recentemente l’ha chiamata la sua “popsterità”) in qualche modo eclissa la sua stessa opera e distrae dal compito che bisogna ancora da affrontare: leggere Bolaño un’altra volta e meglio, e farlo nel modo in cui lui ha letto la tradizione e i suoi contemporanei, vale a dire con diffidenza. Leggere con Bolaño e contro Bolaño, rivendicando, contro l’unanimità che tanto infastidiva il cileno, la sua pericolosità, che è quella di ogni grande scrittore, e la sfida radicale che la sua opera, che ancora si nega (fortunatamente) a essere normalizzata, rappresenta per le istituzioni letterarie e per i lettori. Qualcosa di simile ai graffiti che si possono vedere in questi giorni in alcune vie di Barcellona, e che invitano a rileggerlo accanto a un’immagine serigrafata del suo volto, vale a dire, un’immagine destinata alla moltiplicazione pop della sua figura.
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