SUR si apre alla letteratura brasiliana con un piccolo, ma grande, classico: Un bicchiere di rabbia di Raduan Nassar, romanzo che esplora i confini tra desiderio e violenza, dominio e sottomissione, disprezzo ed esaltazione di sé. Pubblichiamo oggi l’incipit del romanzo. Buona lettura!
di Raduan Nassar
traduzione di Amina di Munno
L’arrivo
E quando arrivai la sera a casa mia, al 27, lei mi aspettava già camminando sull’erba, venne ad aprirmi il cancello per farmi entrare con la macchina e, appena uscito dal garage, salimmo assieme le scale che portavano alla veranda dove, appena giunti, aprii le tende centrali e ci sedemmo sulle sedie di vimini, restando con gli occhi volti in alto nella direzione opposta, lì dove il sole cominciava a tramontare, e stavamo entrambi in silenzio quando lei mi domandò «che cos’hai?», ma io, del tutto assorto, rimasi distaccato e taciturno, il pensiero perduto nel rosseggiare del ponente, e fu solo per l’insistenza della domanda che risposi «hai già cenato?» e, poiché mi disse «più tardi», mi alzai e andai senza premura in cucina (lei mi venne dietro), presi un pomodoro dal frigorifero, andai verso il lavandino e lo passai sotto il getto dell’acqua, poi andai a prendere la saliera dalla credenza e mi sedetti a tavola (lei dall’altro lato seguiva ogni mio movimento, benché io, indifferente, facessi finta di non accorgermi) e fu sempre sotto il suo sguardo che cominciai a mangiare il pomodoro, salando a poco a poco quello che mi restava nella mano, simulando un impegno nel morderlo per mostrare i miei denti forti come i denti di un cavallo, poiché sapevo che i suoi occhi non si staccavano dalla mia bocca e sapevo che sotto il suo silenzio lei si contorceva di impazienza e sapevo, soprattutto, che quanto più indifferente le sembrassi tanto più mi desiderava, so solo che quando finii di mangiare il pomodoro la lasciai in cucina e andai a prendere la radio che era sulla mensola della sala e, senza tornare in cucina, ci ritrovammo nel corridoio e, senza dire una parola, entrammo quasi assieme nella penombra della camera.
© Raduan Nassar, 1978. Tutti i diritti riservati
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