Torna l’appuntamento con i premi nobel della letteratura latinoamericana: oggi vi presentiamo la voce del Diccionario de autores latinoamericanos di César Aira dedicata a Octavio Paz.
di César Aira
traduzione di Raul Schenardi
Octavio Paz nacque a Città del Messico nel 1914. Scrisse poesie fin da giovanissimo; a diciassette anni fondò la prima di numerose riviste: Barandal; due anni dopo, Cuadernos del Valle de México. Fra il 1936 e il 1938 collaborò a Taller poético, che nell’ultimo anno si trasformò in Taller e avrebbe dato il nome alla generazione che cominciò a pubblicare sulle sue pagine (oltre a Paz: Efraín Huerta, Neftalí Beltrán, Alberto Quntero Álvarez e Rafael Solana); Paz diresse Taller dal quinto numero fino alla cessazione delle pubblicazioni nel 1941. Nel 1943 fondò un’altra rivista, El hijo pródigo. (Nel 1971 fondò e diresse Plural, fino al 1976, e subito dopo Vuelta, due riviste di grande diffusione in tutto il mondo di lingua spagnola.) Collaborò anche con la Revista Mexicana de Literatura e nel 1955 diede vita al gruppo Poesía en Voz Alta, che riunì poeti e drammaturghi. Nel 1937 era nella Spagna in guerra, all’inizio degli anni Quaranta visse negli Stati Uniti e nel 1945 entrò nel servizio diplomatico. Nel 1952 fece il suo primo viaggio in Oriente e fra il 1962 e il 1968 fu ambasciatore in India. Vinse numerosi premi: Il Gran Premio Internazionale di Poesia (1964), il Maldoror della casa editrice Seix Barral (1969), il Gran Premio dell’Università di Gerusalemme (1977), il Premio dell’Aquila d’oro di Nizza (1979), l’Ollin Yollitzli del Messico (1980), il Cervantes (1982) e quello dei Librai tedeschi (1984). Nel 1990 vinse il premio Nobel. Morì nel 1998.
Iniziò a pubblicare la sua opera poetica nel 1933 con Luna silvestre, libro che non incluse in compilazioni posteriori. Ecco i suoi libri di poesia: Raíz del hombre (1937), Bajo tu clara sombra (1937), Entre la piedra y la flor (1941 e 1956), A la orilla del mundo (1942), Libertad bajo palabra (1949), Semillas para un himno (1954), Piedra de sol (1957), La estación violenta (1958), Agua y viento (1959), Libertad bajo palabra. Obra poética 1935-1958 (1960), Salamandra (1962), Viento entero (1965), Blanco (1967), Discos visuales (1968), Ladera este. 1962-1968 (1969), Vuelta (1976). Nel 1979 comparve la raccolta Poesía 1935-1975. Renga, del 1971, è un poema scritto in quattro lingue da altrettanti poeti: Paz, Roubaud, Sanguineti e Tomkinson.
La sua opera saggistica iniziò nel 1950 con El labirinto de la soledad, interpretazione sociologico-filosofica della nazionalità messicana. Nel 1956 seguì il celebre El arco y la lira, che sarebbe stato poi completato da Los signos en rotación, in seguito incluso come ultimo capitolo dell’opera precedente. Pubblicò con regolarità compilazioni di articoli, e in minor misura monografie, su letteratura, arte e storia: Las peras del olmo (1957), Rufino Tamayo (1959) (Paz fu un entusiasta sostenitore del grande pittore messicano), Cuadrivio (1965), una raccolta ben strutturata di quattro saggi su altrettanti poeti: Cernuda, Pessoa, Darío e López Velarde, Puertas al campo (1966), Remedios Varo (1966, in collaborazione con Roger Caillois), Claude Lévi-Strauss o El nuevo festín de Esopo (1967), Corriente alterna (1967), Marcel Duchamp o El castillo de la pureza (1968), Conjunciones y disyunciones (1969), Posdata (1970), supplemento all’iniziale Laberinto de la soledad, El signo y el garabato (1973), Los hijos del limo (1974), Xavier Villaurrutia en persona y en obra (1978), El ogro filántropico (1979), Sor Juana Inés de la Cruz o Las trampas de la fe (1982), Tiempo nublado (1983), Sombras de obra (1983) Hombres en su siglo (1984), La otra voz (1990), Al paso (1993). (La scelta di titoli appropriati è un dono quasi magico di questo scrittore.) Scrisse una sola opera (breve) di teatro, all’epoca del gruppo Poesía en Voz Alta; si tratta di La hija de Rapaccini, adattamento di un racconto di Hawthorne. Dedicò vari saggi al tema della traduzione poetica e la praticò in Versiones y diversiones (1974) e in Inmediaciones (1979).
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