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Natale in casa SUR

redazione SUR

Cari amici,
il mese di dicembre è iniziato al meglio con una delle nostre fiere preferite: grazie a tutti quelli che sono passati a trovarci a Più Libri Più Liberi e che hanno seguito gli incontri con Laia Jufresa e Alan Pauls. Eravate tantissimi!

Ci attendono dodici mesi di nuove letture, ma prima di chiudere il 2017 vorremmo darvi ancora qualche consiglio…
Abbiamo deciso di non parlare solo dei nostri titoli, ma di raccontare i libri di altri editori che avremmo voluto pubblicare, quelli che, durante la lettura, ci hanno fatto esclamare: «questo libro è fantastico!» con voce piena di ammirazione e un pizzico di sana invidia. Siete curiosi di scoprire quali titoli hanno colpito il cuore di SUR?
Alessandro Bandieradirezione commerciale
Romanzo 11, libro 18 di Dag Solstad (Iperborea traduzione di Maria Valeria DAvino).
«Un romanzo radicale, amaro e intransigente, una riflessione sul vuoto esistenziale della contemporaneità. Ipnotico come Kierkegaard e Camus, e con una dirompente forza comica e poetica, Solstad ci conduce alla scoperta di personaggi paradossali in cui ci sorprendiamo a riconoscere una parte di noi stessi».

Marco Cassini, editore
Birra scura e cipolle dolci di John Cheever (Racconti edizioni, traduzione di Leonardo G. Luccone).
«L’ottima traduzione di Leonardo Luccone, le illustrazioni malinconiche di Otto Gabos, la prefazione onesta e illuminante di Christian Raimo sono altrettante bonus track di questo libro che già di suo offre la preziosa opportunità di seguire passo dopo passo il «lento apprendistato» di uno degli autori imprescindibili del secondo Novecento statunitense. I ragazzacci di Racconti hanno fatto un ottimo colpo: li ammiro e un po’ li invidio per questo, come per gli altri dodici libri che hanno pubblicato finora nel loro fulgido percorso di editori, dimostrando di essere, anche loro, degli apprendisti dal futuro luminoso».

Maria Galeano, ufficio stampa
Tutto è possibile di Elizabeth Strout (Einaudi, traduzione di Susanna Basso).
«Come in Olive Kitteridge, vincitore del premio Pulitzer nel 2009, Strout pone al centro della narrazione una figura femminile, fragile e piena di difetti, ma in possesso di una forza insospettabile, e da lì manovra i fili che la uniscono ai protagonisti degli altri racconti. Mi colpisce in tutti i suoi libri l’abilità di raccontare i pensieri più intimi dei personaggi così magistralmente che sembra abitare nelle loro teste».

Chiara Gualandrini, redazione
Le nuvole di Juan José Saer (la Nuova Frontiera, traduzione di Gina Maneri).
«Una riflessione profonda sulla malattia mentale e la ricerca d’identità, un viaggio epico e pieno di ostacoli in cui il lettore si immerge grazie alla ricca prosa dello scrittore che sembra aver letto tutte le letterature, ascoltato tutte le musiche, dibattuto con tutti i filosofi».
 
Dario Matrone, editor
La stanza di Giovanni di James Baldwin (Fandango Libri, traduzione di Alessandro Clericuzio).
«Anche quando porta i suoi personaggi sull’altra sponda dell’Atlantico, Baldwin non riesce ad allontanarsi dalla sua ossessione tutta americana: l’impossibilità di vivere liberamente l’amore e la sessualità in una società i cui condizionamenti hanno ormai permeato e completamente conquistato l’anima degli individui.
Romanzo parigino, che preannuncia il “gemello” newyorkese Another Country, La stanza di Giovanni è uno dei libri più riusciti di un gigante della letteratura e del pensiero americano del Novecento (che mi sarebbe piaciuto moltissimo vedere pubblicato nella collana BIG SUR)».


Roberta Sofia, stage
Exit West di Mohsin Hamid (Einaudi, traduzione di Norman Gobetti).
«Con una scrittura scarna e diretta Hamid racconta la storia di Nadia e Saeed che, attraverso delle porte, riescono a scappare dalla loro terra lacerata dal conflitto. Lo sradicamento, il sentirsi soli davanti all’immensità di ciò che non si conosce, questi sono i sentimenti più propri dei protagonisti. Un amore li tiene uniti, ma li cambia e muta sotto il peso della guerra. Il romanzo di Hamid colpisce per la perfetta armonizzazione dei temi; dubbi e domande si intrecciano con una tenerezza che disarma il lettore e lo rende empatico nei confronti di una storia che, nella sua unicità, ha dei tratti universali».

Martina Testa, editor
Sabbie bianche di Geoff Dyer (Il Saggiatore, traduzione di Katia Bagnoli)
«Dyer è un maestro della difficile arte della saggistica in prima persona: lucidissimo, curioso, autoironico, sottile, profondo e spiritoso. Se i narcisisti fossero tutti così, sarebbe un mondo migliore».

Giulia Zavagna, editor
Le cose che abbiamo perso nel fuoco di Mariana Enriquez (Marsilio, traduzione di Fabio Cremonesi).
«Dopo i tre racconti di Quando parlavamo con i morti, pubblicati da Caravan nel 2014, Mariana Enriquez torna in Italia con questa raccolta dal sapore gotico e misterioso. In una Buenos Aires contemporanea e oscura, si dipanano storie che uniscono in modo unico situazioni quotidiane e soprannaturali, catapultandoci in un mondo inquietante, ma forse non poi molto diverso da quello reale. Storie gotiche, ma ad alta densità politica, le definisce Francesca Lazzarato, per me il libro perfetto per scoprire un nuovo volto della letteratura argentina contemporanea».

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