Quest’anno ha segnato il centennale dell’autore di fantascienza James Tiptree Jr., un uomo altrettanto fittizio dei suoi personaggi inventati. Ne pubblichiamo un profilo a cura di Ted Gioia, apparso sul blog Conceptual Fiction.
di Ted Gioia
traduzione di Fabio Zantomio
Chi è l’autore di fantascienza più misterioso di tutti?
Forse quel tizio, L. Ron Hubbard, che decise che una religione proveniente dallo spazio era più redditizia rispetto alle storie sullo spazio? O magari Philip K. Dick, che era convinto di essere posseduto dallo spirito del profeta Elia? E non dimentichiamo Cordwainer Smith, che a quanto pare credeva di vivere part time su un altro pianeta.
Ma insisto che a questa lista venga aggiunto James Tiptree Jr. Il 24 agosto ha segnato il centesimo anniversario della sua nascita, ed è un evento che vale la pena celebrare. Uno dei miei scrittori di genere preferiti, negli anni Settanta e Ottanta Tiptree si è aggiudicato una lunga serie di importanti premi per racconti e romanzi brevi. E la sua fama perdura dopo la morte. Tre anni fa, Tiptree è stato ammesso nella Science Fiction Hall of Fame. Ogni anno, il James Tiptree Jr. Award viene assegnato a un’opera di fantascienza o fantasy che esplora i ruoli di genere.
Eppure James Tiptree Jr. non è mai esistito.
Quando Tiptree era un astro nascente nel mondo della fantascienza, i fan che cercavano di telefonare all’autore scoprivano che sull’elenco non c’era nessuno con quel nome. Sui risvolti dei suoi libri non erano presenti foto dell’autore. Tutte le richieste di apparizioni pubbliche venivano respinte. Scrittori di fantascienza ed editor autorevoli che speravano di incontrare Tiptree di persona si vedevano rifiutare i loro inviti.
David Gerrold, sceneggiatore del famoso episodio di Star Trek «Animaletti pericolosi», una volta andò persino all’indirizzo postale di Tiptree ad Alexandria, in Virginia, una grande casa di forma irregolare in una zona boscosa. Bussando alla porta, fu accolto da una minuscola donna di mezz’età che rimase perplessa di fronte alla richiesta del visitatore di incontrare James Tiptree Jr. Non aveva idea di chi stesse parlando.
Ma questa assenza di informazioni dirette non impedì alla comunità sci-fi di speculare sul nuovo scrittore in voga sulla scena. Tiptree era «un uomo di 50 o 55 anni, immagino, forse non sposato, amante della vita all’aria aperta, irrequieto nell’esistenza quotidiana», congetturò Robert Silverberg nella sua introduzione a Warm Worlds and Otherwise. Silverberg cita le voci fugaci sul fatto che Tiptree potrebbe essere una donna, ma scarta rapidamente queste ipotesi in quanto «assurde», poi aggiunge: «c’è qualcosa di ineluttabilmente virile nella scrittura di Tiptree».
I lettori che volevano lo scoop dall’interno su James Tiptree avrebbero fatto meglio a saltare l’introduzione di Silverberg e a concentrarsi invece sul titolo di una delle storie più suggestive della raccolta, un racconto dal titolo «The Women Men Don’t See». «Le donne che gli uomini non vedono»: una frase che descrive l’autore di queste storie molto meglio di qualsiasi dettaglio nella sua biografia tipo.
Quelle storie brillanti e anticonvenzionali erano in realtà scritte da Alice B. Sheldon, che aveva quasi sessant’anni quando vinse il suo primo premio Hugo per il lungimirante romanzo breve «di realtà virtuale», The Girl Who Was Plugged In. La Sheldon non conosceva nessuno che si chiamasse Tiptree: il nome l’aveva trovato su un barattolo di marmellata inglese. Ma si addiceva all’immagine gioviale che sperava di costruire per il suo personaggio pubblico.
Non era la prima volta che Alice Sheldon adottava un’identità segreta. Aveva imparato la segretezza dai migliori insegnanti in assoluto, lavorando per i servizi segreti dell’esercito e per la CIA. In seguito scoprì che queste esperienze potevano tornarle utili in modi inaspettati. Quando a metà degli anni Cinquanta lasciò il marito per un breve periodo, costui cercò invano di scoprire dove si trovasse – e il marito, Huntington D. Sheldon, era una spia di alto profilo della CIA! «Usai il mio addestramento alla clandestinità per sparire», si vantò in seguito. «Nel giro di un giorno avevo un nuovo nome, un nuovo conto in banca, avevo affittato una casa ed eliminato ogni traccia della mia precedente personalità».
In seguito marito e moglie si riconciliarono, ma Alice Sheldon si rese conto che quell’assunzione di una nuova identità le serviva da test di prova per la sua futura rinascita come scrittore di fantascienza col nome James Tiptree Jr. In seguito negò qualsiasi intenzione di ingannare. «Ciò che la gente ritiene maschile o femminile non dipende da me», si lamentò. Ma chiaramente la Sheldon mise altrettanta energia nel costruire il personaggio Tiptree di quanta ne metteva nel creare le sue storie finemente elaborate.
Non posso biasimare Silverberg per aver sostenuto la maschilità di Tiptree. Gli uomini nelle storie di Alice Sheldon sono virili e lascivi. Passano molto tempo a guardare le donne, o a fare a botte e a combattere con le armi. Da ragazza la Sheldon aveva viaggiato a lungo, visitando l’Africa centrale, il Sudest asiatico e altre località remote, e diede a Tiptree un background altrettanto cosmopolita. I lettori probabilmente si immaginavano Tiptree correre con i tori o intraprendere un safari in Africa, come una specie di Hemingway della fantascienza. Le sporadiche allusioni allo spionaggio – capitava che Tiptree rifiutasse un invito a comparire in pubblico a causa di «affari segreti» – conferivano all’immagine dell’autore un’ulteriore aria da 007.
Sarebbe sbagliato criticare la Sheldon per aver ideato questa farsa. Si conoscono molte autrici che hanno nascosto il proprio sesso per raggiungere un pubblico più ampio. Ma le scrittrici di fantascienza hanno affrontato forse gli ostacoli più grandi nell’ottenere credibilità presso il pubblico di riferimento del genere, che per tradizione è da sempre dominato da giovani di sesso maschile.
Nel 1949, un’importante rivista di fantascienza censì la propria base di fan, scoprendo che solo il 6,7% di loro erano donne. Indagini simili condotte negli anni Settanta, quando Tiptree iniziava a godere di riconoscimento nel campo, suggerivano che le donne erano aumentate fino a diventare circa un quarto del pubblico della fantascienza. Ma le scrittrici faticavano ancora a essere accettate nell’ambiente: nei sondaggi degli anni Settanta sulle «migliori storie di fantascienza di sempre» tutte le posizioni più alte spettavano agli uomini.
Assumendo l’identità di Tiptree, la Sheldon superò gli stereotipi e i pregiudizi che altrimenti avrebbero potuto limitarla. Molte di quelle che l’avevano preceduta nel campo, come Andre Norton e C.L. Moore, avevano già fatto passi simili. La Sheldon sapeva senza dubbio che negli anni Settanta la mentalità stava cambiando; fu anche in contatto con Ursula K. Le Guin e Joanna Russ, che in quel periodo avevano successo con un tipo di fantascienza apertamente femminista. Ma l’atteggiamento di Tiptree era diverso. Solidale con il femminismo, si iscrisse al NOW (National Organization for Women) e a un certo punto cominciò a riferirsi alle altre donne come «sorelle». Ebbe relazioni romantiche con altre donne e si considerava essenzialmente bisessuale. Ma si compiaceva anche della sua abilità nel convincere gli uomini di spicco della fantascienza di essere uno di loro. E soprattutto, era orgogliosa della sua abilità nel costruirsi una doppia vita, ed era restia a rinunciarvi.
Ma alla fine qualcuno riuscì a penetrare oltre la facciata di Tiptree. La Sheldon aveva rivelato alcuni particolari su sua madre, che aveva descritto come un’esploratrice residente a Chicago. Un fan utilizzò quest’informazione per scovare un necrologio sul Chicago Tribune, che identificava Alice B. Sheldon come unica erede di Mary Hastings Bradley, nota scrittrice di viaggi. I dettagli sulla deceduta corrispondevano alla descrizione che Tiptree aveva dato della madre, e all’autore furono presto presentati i risultati di questa felice indagine.
Alice Sheldon decise di riconoscere pubblicamente la sua vera identità. Scrisse lettere di «coming out» a Ursula Le Guin e altri, cogliendo l’occasione per scusarsi di aver ingannato i suoi amici letterari. Ma, come un vero maestro dello spionaggio, la Sheldon non gradì che la sua copertura fosse stata svelata. Continuò a pubblicare con il nome James Tiptree Jr., e negli ultimi anni si lamentò dei ricercatori che volevano scrivere la storia della sua vita. Arrivò a chiedere al suo agente se poteva farsi pagare per rispondere alle loro domande.
Gli ultimi anni di Alice Sheldon furono segnati dalla malattia, sia per lei che per il marito. La sua morte nel 1987 fu tragica, il risultato di un patto suicida della coppia. Dopo aver sparato al marito nel sonno, la Sheldon telefonò con calma al suo avvocato e gli raccontò ciò che aveva appena fatto, poi puntò la pistola su sé stessa. Erano molti anni che parlava di suicidio: il messaggio che lasciò per spiegare il gesto risaliva al 1979. Quando la polizia giunse sulla scena, trovò i due corpi fianco a fianco, le mani intrecciate.
Dopo la morte dell’autore la reputazione di Tiptree è andata crescendo. Nel 2006 Julie Phillips ha pubblicato una biografia completa di Tiptree/Sheldon, che ha vinto il National Book Critics Circle Award. E ho il presentimento che prima o poi qualche film di Hollywood porterà la sua storia a un pubblico ancora più ampio. Se Alan Turing e Stephen Hawking meritano un bio-pic, perché non la straordinaria Alice B. Sheldon?
Il centenario della nascita dell’autrice ci dà l’occasione di ammirare con stupore il fenomenale inganno ordito dalla donna più misteriosa della letteratura di genere del Novecento. Spero che dia anche ad alcuni lettori la scusa per conoscere i suoi libri. Ma per quanto io ammiri le sue opere, non posso fare a meno di concludere che il personaggio più memorabile creato da James Tiptree Jr. è stato l’autore stesso.
© Ted Gioia, 2015. Tutti i diritti riservati.
Condividi