Su Juan Carlos Onetti

redazione Autori, Juan Carlos Onetti, SUR

Pubblichiamo due brevi testi su Juan Carlos Onetti, lo scrittore uruguaiano di cui le Edizioni Sur pubblicheranno Gli addii e Il cantiere: alcune dichiarazioni alla stampa del premio Nobel Mario Vargas Llosa, e la voce dedicata a Onetti nel Diccionario de autores latinoamericanos di César Aira (Emecé-Ada Korn Editora, 2001).

Vargas Llosa: «Onetti è il primo romanziere moderno in castigliano»

Traduzione di Stella Fumagalli

 

Durante una conferenza a Lima nel maggio 2009, il letterato peruviano Mario Vargas Llosa ha affermato che lo scrittore uruguaiano Juan Carlos Onetti è il primo romanziere moderno della lingua castigliana. Nell’ambito dei festeggiamenti per il centenario della nascita del creatore di opere come Il pozzo e Il cantiere, Vargas Llosa ha analizzato uno scrittore che è, secondo lui, “assolutamente attuale, con cose fresche e nuove da dire agli scrittori di ogni lingua”. Secondo il peruviano, Onetti è “il primo romanziere della lingua spagnola che si possa chiamare moderno”, dato che è il primo a dimostrare una “piena coscienza dell’importanza della forma rispetto al successo dell’opera”. Il punto è che, a paragone con gli scrittori convinti che i fattori decisivi di un romanzo fossero la storia e i personaggi, l’uruguaiano seppe dimostrare che – parole di Vargas Llosa – “la cosa fondamentale quando si narra non è la storia in sé, ma la maniera di raccontarla”. Questa coscienza è frutto di letture di maestri francesi come Marcel Proust o Louis-Ferdinand Céline, che Onetti ebbe la fortuna di conoscere grazie al fatto di essere nato in Uruguay, “un Paese piccolo ma di alto livello intellettuale”, ha affermato il letterato peruviano.

Vargas Llosa ha messo in discussione un’altra delle influenze classiche che si attribuiscono al narratore uruguaiano, ovvero quella dell’esistenzialismo di Jean-Paul Sartre, ricordando che le prime opere di Onetti furono scritte negli stessi anni di quelle del francese, motivo per cui “non si trattò di influenza ma di coincidenza”.

Secondo l’autore di Conversazione nella cattedrale, Onetti fu capace di creare un “mondo personale” espresso con “tanta autenticità ed in maniera così persuasiva” che in esso si trova “l’espressione del suo tempo”. “Per questo credo che nonostante Onetti non lo abbia premeditato, fu uno scrittore profondamente latinoamericano, e non dell’America Latina pittoresca e colorista, bensì quella del fallimento, della frustrazione, quella dove gli esseri umani non possono realizzare i loro sogni e si sentono vittime di emarginazioni e ingiustizie”, ha aggiunto.

Per riuscirci, Vargas Llosa ha segnalato che l’uruguaiano si convertì in un narratore che si immolava in ciò che scriveva.

“Credo che ci siano scrittori che scrivono spersonalizzandosi, che escono da loro stessi per scrivere; altri fanno il contrario, quando scrivono aprono il proprio corpo e scavano nelle loro viscere” ha affermato il peruviano, il cui ultimo saggio pubblicato (El viaje a la ficción) tratta proprio di Onetti. Questo viaggio verso il mondo interiore, secondo Vargas Llosa, permette al suo collega di addentrarsi negli aspetti più oscuri della natura umana. “Credo che pochi scrittori del suo tempo abbiano espresso il male come ha fatto Onetti nei suoi racconti e nei suoi romanzi” ha detto.

Juan Carlos Onetti

di César Aira

Traduzione di Raul Schenardi

Juan Carlos Onetti (Uruguay). Nacque a Montevideo nel 1909. Dal 1931 visse a Buenos Aires, dove fece diversi lavori finché approdò al giornalismo, che divenne la sua professione più costante. Tornato a Montevideo, fra il 1939 e il 1941 diresse la rivista «Marcha», a cui rimase legato fino alla definitiva chiusura nel 1974; in quell’anno, dopo un penoso episodio poliziesco, Onetti si stabilì in Spagna, dove morì nel 1994. Il suo primo libro fu El pozo (1939), un romanzo molto breve che non sfigura rispetto all’opera matura dell’autore; è una storia che combina scrittura, fantasticheria e fallimento, i tre elementi fondamentali di Onetti. Tierra de nadie (1942) e Per questa notte (1943), a cui bisogna aggiungere Tiempo de abrazar, scritto prima dei precedenti, perduto, ritrovato e pubblicato nel 1974, sono prove straordinarie in cui si combinano le influenze di Faulkner, Dos Passos e Arlt. In La vita breve (1950), un romanzo lungo, compare lo scenario in cui si svolgerà il resto della sua opera: la città immaginaria di Santa María. Santa María è due volte immaginaria, perché nel romanzo sorge dalle fantasticherie di Brausen, un personaggio che riapparirà in narrazioni successive come fondatore, o padre della patria o direttamente Dio. (Occorre osservare che tutto il resto dell’opera di Onetti si sviluppa in questo secondo piano, di finzione dentro la finzione.) Un sueño realizado (1951) è il titolo del suo primo volume di racconti, genere nel quale fu altrettanto magistrale che nel romanzo. Gli addii (1954), Per una tomba senza nome (1959), La cara de la desgracia (1960) e Triste come lei (1963) sono romanzi brevi, fra le cose migliori che scrisse. Il cantiere (1961), romanzo, è stata giudicata la sua creazione più perfetta; è allucinatoria, poetica, più ricca di elementi onirici di altre opere dell’autore. Fu seguita da El infierno tan temido (1962), una raccolta di racconti, Raccattacadaveri (1964), romanzo, Jacob y el otro y otros cuentos (1965), La muerte y la niña (1973), romanzo breve, e il sorprendente romanzo lungo, di nuovo uno dei suoi migliori, Lasciamo che parli il vento, del 1980, anno in cui ricevette il premio Cervantes. Onetti trascorse i suoi ultimi anni di vita a Madrid, prostrato, e pubblicò altri due romanzi brevi: Cuando entonces (1987) e Quando ormai nulla più importa (1993).

 

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