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«Catturare il lettore e trascinarlo nella storia», conversazione con Alessandra Roccato

redazione Interviste, SUR, Traduzione

In merito al progetto sulle Giornate della Traduzione letteraria, pubblichiamo oggi un’intervista ad Alessandra Roccato, Senior Editor presso HarperCollins Italia, dove si occupa di tutte le linee editoriali per la libreria. Ringraziamo la traduttrice per averci concesso questa intervista e per aver condiviso la sua esperienza. Buona lettura.

Edizioni SUR: Spesso chi desidera avvicinarsi alla traduzione, oltre a una grande passione per la letteratura, ha studiato una o più lingue straniere. Conoscere una lingua a un livello avanzato non è però sinonimo di essere dei buoni traduttori. Da cosa dipende una buona resa del testo, oltre che da una conoscenza approfondita della propria lingua madre? Studio, letture o una dote innata?

Alessandra Roccato: Sicuramente una certa predisposizione naturale è indispensabile, ma credo vada costantemente affinata leggendo, tanto e di tutto: gli autori stranieri perché si impara moltissimo dai colleghi traduttori, anche da quelli che lavorano su lingue diverse dalla propria; gli autori italiani, vecchi e nuovi, per non perdere di vista la lingua d’arrivo e tenere, per così dire, l’orecchio allenato. E se non tutti almeno molti generi narrativi diversi per essere pronti a cimentarsi con qualunque tipo di testo possano assegnarci in traduzione. Quanto allo studio, dipende da cosa si intende, ma sono un po’ scettica sulla sua utilità: parafrasando Calvino, nessun libro che parla di un libro può insegnare più del libro in questione.

ES: Tradurre autori viventi vs tradurre classici. Quanto è importante il confronto con l’autore? Quando non è possibile contattarlo come cambia l’approccio al testo?

AR: Credo che il confronto con l’autore sia importante, forse addirittura fondamentale, solo per certi testi molto (passatemi il termine) letterari, quelli in cui è indispensabile andare oltre la trasposizione di un’idea o un concetto per arrivare all’essenza, all’anima della parola; oppure quando il significato è così sfuggente o la lingua di partenza così lontana dalla nostra che occorre scavare a fondo per scegliere la formula meno lontana dall’originale. Quando si traduce narrativa d’evasione, invece, credo che sia meno importante e che se ne senta l’esigenza meno spesso, fermo restando che un contatto diretto, nei rari casi in cui sia davvero necessario, farebbe risparmiare tempo e fatica. Quanto ai classici, anche se non è possibile confrontarsi direttamente con l’autore esistono però le traduzioni precedenti: è un tipo di confronto diverso da cui credo si possano sempre trarre spunti di riflessione anche quando si scelgono soluzioni diverse.

ES: Hai mai riletto la tua prima traduzione? Cosa si prova a rileggersi dopo tanti anni?

AR: In realtà no, non ho mai riletto la mia prima traduzione e non ricordo nemmeno esattamente quale fosse. Probabilmente un libro di spionaggio per l’edicola, edito dalla minuscola casa editrice con cui collaboravo durante gli ultimi anni di università. Però mi è capitato di rileggere dei passi di alcuni romanzi Harmony che ho tradotto qualche anno dopo, quando tradurre era diventata la mia principale fonte di reddito, e ricordo di aver pensato che non me l’ero cavata affatto male, anzi.

ES: Se non facessi il la traduttrice, cosa faresti?

AR: Esattamente quello che faccio adesso: tradurre, per me, è stata soltanto una tappa del percorso professionale. Ho iniziato per caso, quando la minuscola casa editrice con cui collaboravo a tempo perso per arrotondare, ai tempi dell’università, mi ha proposto di tradurre una serie di polizieschi dal tedesco. Erano pagati meglio delle bozze e così ho accettato, ma all’epoca non pensavo neanche lontanamente a diventare traduttore a tempo pieno; il mio sogno era lavorare in una casa editrice. Ho fatto il traduttore per molti anni senza mai perdere di vista quell’obiettivo, e alla fine, un passo alla volta, passando attraverso tutte le tappe del lavoro redazionale, sono diventata acquiring editor. Che è la parte più bella del mio lavoro.

ES: Consigli per un aspirante traduttore (fare un altro mestiere non vale come risposta).

AR: Leggere, tanto e di tutto, sia in italiano che in lingua straniera. E avere pazienza.

ES: Cosa significa tradurre la narrativa di genere? Quanto influiscono le scelte dell’editore sul lavoro del traduttore in questo campo? Quanto è esigente il pubblico di questi libri?

AR: A prescindere dal livello letterario, il fine ultimo della narrativa di genere è divertire il pubblico, coinvolgerlo emotivamente e tenerlo incollato alla pagina. Per raggiungere questo scopo, cioè catturare l’attenzione del lettore e trascinarlo all’interno della storia, è possibile che l’editore chieda di asciugare il testo, o addirittura di ridurlo in maniera consistente, che è un’operazione delicata e tutt’altro che facile perché tagli non oculati potrebbero compromettere la godibilità del romanzo. Credo che oggi gli interventi richiesti a chi traduce narrativa d’intrattenimento siano questi; tutte le altre scelte vengono fatte a monte, nel senso che se un testo non funziona, semplicemente non si pubblica.

Nell’affrontare questi testi, secondo me, il traduttore deve essere prima di tutto in grado di rendere la voce dell’autore, che in fondo è ciò che permette a un romanzo di emergere o almeno di distinguersi dagli altri che appartengono allo stesso genere; e poi deve aver sempre presenti due obiettivi: il ritmo, che deve essere veloce, incalzante, e la scorrevolezza, che spesso richiede di lavorare molto sulla costruzione delle frasi in italiano, operando scelte a volte anche coraggiose.

Quanto ai lettori, posso dire che quelli dei romanzi rosa, che sono quelli che conosco dal punto di vista professionale, sono estremamente attenti e severi, cosa che risulta evidente dalla puntualità con cui vengono rilevate e rimarcate le incongruenze anche lievi presenti nei testi e gli errori storici spesso presenti negli originali che sono sfuggiti nella versione italiana. È una community molto vivace e attiva, con una profusione di siti internet e blog di recensioni dove il lettore può informarsi e confrontarsi con gli altri e dove spesso vengono messe in discussione non solo le scelte dell’editore per quanto riguarda i romanzi pubblicati o non pubblicati, le serie interrotte, le copertine, ma anche le traduzioni e, soprattutto per quanto riguarda l’ambito erotico, che è il più delicato, gli eventuali tagli.

Alessandra Roccato

Alessandra Roccato, nata e cresciuta a Bolzano, si è laureata in Lettere moderne all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Ex traduttrice di narrativa femminile e di genere, è stata per molti anni responsabile delle collane edicola dell’area storica e dei romanzi Urban Fantasy e Paranormal per Harlequin Mondadori Editore. Attualmente è Senior Editor presso HarperCollins Italia, dove si occupa di tutte le linee editoriali per la libreria.

 

 

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