Il 30 maggio del 1994 ci lasciava Juan Carlos Onetti. Per ricordarlo pubblichiamo oggi una lettera di Julio Cortázar allo scrittore uruguayano, scritta in occasione della pubblicazione di Lasciamo che parli il vento. La lettera è tratta da Carta carbone, il volume di lettere cortazariane ad altri scrittori.
«Lettera a Juan Carlos Onetti»
di Julio Cortázar
traduzione di Giulia Zavagna
Parigi, 12/1/’80
Caro Onetti,
ancora una volta, ho trovato nel libro tutto ciò che ti rende diverso e unico tra noi. la grande meraviglia è che il rincontro non implica la minima reiterazione né la minima monotonia. Sembrerebbe quasi impossibile dopo la saturazione che hanno lasciato nella mia memoria le tue opere precedenti, ma è così: tutto è un’altra volta nuovo sotto il sole, per quanto possa dare fastidio al vecchio Ecclesiaste.
Con pochi scrittori mi succede. Li leggo fino a un determinato punto e poi penso, «ragazzi, andate avanti da soli, io mi fermo all’angolo». Con gli anni preferisco leggere autori nuovi, provare altre marche di whisky. E succede che il tuo romanzo è proprio questo, sempre whisky ma con un sapore che è lo stesso ed è differente. Succede che ancora una volta hai scritto un gran libro, e ciò che sembrava irripetibile si ripete senza ripetersi, se mi perdoni questo gergo che cerca di farsi strada e si ingarbuglia un po’.
Medina, cazzo. Che tipo che sei, Onetti. Insomma, il tuo libro lo farò camminare molto per le strade di Parigi (e magari, prima o poi, di Buenos Aires).
Un abbraccio,
Julio
Onetti aveva mandato il romanzo a Cortázar con questa dedica:
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